PERIPEZIE DI UN PALAZZO L’ITALIA A MOSCA
Incuriosita dal suo racconto sull’assassinio dell’ambasciatore tedesco Wilhelm von Mirbach, sono andata a vedere su Internet le immagini del palazzo di Mosca in cui avvenne l’assassinio del diplomatico, ora sede della nostra ambasciata. Il palazzo è davvero splendido. Mi farebbe piacere avere da lei qualche ulteriore informazione su questo storico edificio e in particolare: quando e come è diventato la sede dell’ambasciata del nostro Paese?
Marta Rosselli
Genova
ICara Signora, l palazzo fu costruito tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento per un mercante, Sergej Pavlovic Berg, che si era straordinariamente arricchito, a quanto pare, con il commercio dello zucchero. L’architetto, Pavel Bojtsov, ne fece il trionfo dell’eclettismo. Ogni stanza era stata concepita per evocare epoche e stili diversi: il gotico, l’Italia del Rinascimento, la Spagna della Controriforma, la Francia di Luigi XV, il barocco dell’Europa centrale e persino qualche allusione a fenomeni artistici recenti come l’art nouveau di Parigi e Bruxelles. L’eclettismo era allora molto popolare in tutta l’Europa, ma in una gara internazionale Palazzo Berg avrebbe battuto i concorrenti di molte lunghezze.
I Berg vi abitarono per dieci anni, dal 1908 al 1918. Non appena il governo di Lenin trasferì la capitale da Pietrogrado a Mosca e firmò un trattato di pace a Brest Litovsk con la Germania, l’Austria-Ungheria, la Bulgaria e la Turchia, il palazzo fu offerto e Berlino e divenne l’Ambasciata di Germania. Ma anche il soggiorno dei tedeschi fu breve. Dopo l’armistizio, mentre a Berlino nasceva una Repubblica e si combatteva una guerra civile fra le due anime del socialismo tedesco, l’Ambasciata fu chiusa. Riaprì nel marzo 1919 per ospitare il primo Congresso della Terza Internazionale, l’organizzazione voluta da Lenin per sostituire la Seconda Internazionale e affermare il primato della Russia sovietica nella disordinata galassia dei movimenti socialisti e operai. Oltre a ospitare i Congressi dell’Internazionale, Palazzo Berg fu per qualche tempo sede del segretariato, e la nostra fantasia è autorizzata a immaginare che intorno al grande tavolo della sala da pranzo abbiano preso posto, insieme a Lenin, fra gli altri, l’ungherese Bela Kun, il finlandese Otto Ville Kuusinen, il francese Jacques Sadoul, l’italiano Amadeo Bordiga. Nel 1924, mentre la Terza Internazionale trovava un’altra sede, Palazzo Berg fu offerto all’Italia. I sovietici avevano apprezzato il riconoscimento italiano dello Stato sovietico e ringraziarono Mussolini riservando al suo Paese una sede sontuosa. Vi furono nei rapporti italo-sovietici altri momenti felici, ma la dissennata dichiarazione di guerra all’Urss nel giugno 1941 obbligò i diplomatici italiani a rientrare in patria passando dalla Siberia e dalla Cina. Da quel momento, il Palazzo fu custodito dal Giappone, allora neutrale. Ma non appena Stalin dichiarò guerra a Tokyo, nell’agosto del 1945, l’ambasciata divenne un istituto scolastico. Pietro Quaroni fu il primo rappresentante dell’Italia dopo la ripresa dei rapporti diplomatici nel 1944, ma dovette alloggiare in un albergo per più di due anni. Anche il suo successore, Manlio Brosio, dovette aspettare per qualche mese in albergo prima di mettere piede a Palazzo Berg. I sovietici stavano dicendo all’Italia che le amicizie perdute si riconquistano con gradualità e pazienza.