Corriere della Sera

Vincenzo davanti al bivio Tornare leader (senza alibi)

- Di Paolo Tomaselli

Vincenzo Nibali il 14 novembre compie 31 anni. Non è un bambino, né un corridore in declino. Ha vinto Giro, Tour e Vuelta e dal 2010 ad oggi è stato il più regolare tra i campioni delle corse a tappe. Ora il suo boss, il bucaniere Vinokourov, lo frusta: «Guadagna molto, soffra. Di ritiro non se parla. E poi c’è la Vuelta da vincere». Kazako ingrato, visto che ha vinto il Tour da manager dopo averci provato invano, tra molti pasticci, da corridore? Quando le cose vanno bene sono tutti amici e quando vanno male — non sempre a una buona preparazio­ne corrispond­ono buoni risultati — spesso si raccoglie quel che si è seminato. Siamo sicuri che Vincenzo nella sua nuova dimensione si sia mosso nel modo migliore? Il dubbio viene: perché gli altri capitani hanno gregari disposti a sputare sangue per loro o compagni che non sono al Tour che non smettono un attimo di sostenerli via twitter? Nibali vive da separato in casa con la componente kazaka del team, assieme al suo staff. Ha un gruppo internazio­nale di compagni (a parte Scarponi), ma non ha ancora imparato a comunicare in inglese. Il suo carattere introverso forse non gli ha giovato nella gestione delle vittorie, anche con gli storici gregari italiani. Fatto sta che adesso deve aiutarsi da solo. Come? Ha un altro anno di contratto con l’Astana e un divorzio anticipato non risolvereb­be del tutto i problemi. Quel che conta adesso è ricostruir­e un gruppo vincente. Imparando dai propri errori, senza alibi o vittimismi. Da vero leader.

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