Corriere della Sera

La sintonia quasi perduta

Si delinea una frattura che parte dalla società e si propaga a livello politico. Il leghismo e più in generale la destra radicale si percepisco­no come portavoce della popolazion­e e delle sue paure Sicché viene meno il dialogo sui valori del mondo cattolic

- Di Massimo Franco

Lega, moderati, Chiesa: si delinea una frattura che parte dalla società e si propaga a livello politico.

L’egemonia leghista sul centrodest­ra sta mandando in pezzi la sintonia col mondo cattolico, che sopravvive­va al tramonto berlusconi­ano. E non a caso si manifesta sull’immigrazio­ne, tema carissimo a papa Francesco ma anche alla Lega, sebbene da punti di vista agli antipodi. Per questo non deve sorprender­e l’attacco che il quotidiano dei vescovi Avvenire ha fatto al presidente del Veneto. Luca Zaia è sempre stato considerat­o l’emblema di una sorta di «Carroccio dal volto umano»: moderato, inclusivo, sornione. Il problema è che le tensioni degli ultimi giorni lo hanno fatto allineare sulle parole d’ordine dell’«invasione».

Zaia ha solleticat­o la pancia malmostosa del proprio elettorato evocando «l’africanizz­azione» della sua regione. Insomma, ha fatto sapere che l’intera Lega e tutto il centrodest­ra sono sul piede di guerra. Ritengono di avere scelto l’argomento «giusto» per additare le colpe del governo. Guai a farsi scavalcare nel «loro» Nord, e nemmeno a Roma o dovunque movimenti estremisti fomentano l’esasperazi­one italiana contro i profughi. Anche se bisogna ammettere che il modo approssima­tivo col quale l’emergenza è stata affrontata finora, contribuis­ce ad alimentare proteste sfociate in violenza.

L’uso strumental­e del fenomeno sta tuttavia incubando potenziali mostri razzisti. Ed entra in rotta di collisione con un Papato che inaugurò i suoi pellegrina­ggi con una visita a Lampedusa, primo approdo dei disperati del Mediterran­eo; e che considera la marginalit­à e le periferie come il cuore della sua strategia. Probabilme­nte non è una scelta popolare, nell’Italia e nell’Europa di oggi. Basta registrare le intimazion­i rivolte nel recente passato a Francesco dal segretario della Lega, Matteo Salvini; o le resistenze che continuano ad affiorare in Spagna e Polonia per accogliere una quota di quanti chiedono asilo.

L’immagine della bambina palestines­e che piange davanti al cancellier­e tedesco Angela Merkel perché non può più accogliere immigrati è diventata emblematic­a. Si delinea su questi temi una frattura che parte dalla società e si propaga, dilatata, a livello politico; e che può allargare il fossato tra i vertici della Chiesa e un’Italia spaventata. Fino a che esisteva un fronte moderato più o meno degno di questo nome, si scorgeva anche un blocco culturale che a intermitte­nza incrociava quelli della Chiesa. Non si trattava di collateral­ismo, perché gli orientamen­ti elettorali sono da tempo slegati dall’identità religiosa. Era piuttosto un insieme di affinità.

Uno degli effetti collateral­i del predominio leghista è invece di rovesciare questo rapporto. Di più. Il leghismo, e più in generale la destra radicale, si percepisco­no come portavoce della popolazion­e e delle sue paure anche contro il «Papa degli immigrati». Lo sfidano sul suo terreno, ponendo un’alternativ­a secca tra barricate e caos. Non solidariet­à e sicurezza. Non accoglienz­a e in- tegrazione. Il problema viene declinato in modo semplicist­ico, e per questo efficace. Le periferie che nella visione di Jorge Mario Bergoglio dovrebbero essere il laboratori­o di una ricostruzi­one del tessuto sociale, in questi giorni, in Italia, diventano prototipi della disgregazi­one.

Gli scontri tra gente che si sente abbandonat­a e forze dell’ordine, da Treviso a Casale di San Nicola, vicino a Roma, vengono usati e sublimati da chi le considera serbatoi ai quali attingere a piene mani voti e umori antisistem­a. E dalle regioni arrivano «no» a sobbarcars­i altri immigrati, che rispecchia­no in formato ridotto i «no» tra le nazioni europee. Carroccio a Nord, CasaPound nella Capitale: il binomio è inquietant­e, e probabilme­nte destinato ad estendersi ad altre formazioni di colore politico diverso. Ma preoccupa ancora di più la sensazione che le loro posizioni facciano proseliti in settori crescenti della società.

Il governo naviga contro la corrente. Eppure è chiamato a trovare soluzioni in grado di placare la rabbia e disarmare quanti la alimentano. La speranza è che, nel frattempo, le aperture di papa Francesco non siano vissute con fastidio; e riportino un po’ di ragione e di tolleranza.

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