Corriere della Sera

L’Italia e gli 84 mila migranti

Proteste e solidariet­à, città divise. Dalle ordinanze dei sindaci alla resa di un vescovo

- Claudio Del Frate

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2%

6% %

Cagliari Nazione di partenza dichiarata al momento dello sbarco

20.392 9.619 6.966 4.953 4.668 4.206 3.245 3.112 2.697 1.854

2%

21.220

11%

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La proteste di piazza, il rifiuto dello straniero; ma anche la cena offerta gratuitame­nte ai nuovi arrivati o i lavori di manutenzio­ne in cambio dell’ospitalità. L’Italia delle città e dei paesi si scopre divisa di fronte ai profughi. Nel racconto degli ultimi mesi — quelli degli sbarchi record (sono 84.558 gli stranieri accolti, dati aggiornati a ieri) — non ci sono solo le rivolte di Quinto di Treviso e della Storta a Roma, ma tante altre sfaccettat­ure.

A volte anche le migliori intenzioni cedono il passo di fronte alla paura, alla rabbia, alle reazioni di pancia e questo viaggio nell’Italia che fa i conti con l’immigrazio­ne potrebbe cominciare da Crema; nella cittadina lombarda, pochi giorni fa, il vescovo Oscar Cantoni aveva deciso di aprire a 5 migranti le porte

1%

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10%

18%

3%

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Ancona

Roma

Trapani dell’ex convento delle Ancelle, che si trova vicino a un asilo nido. L’immediata reazione dei genitori dei bambini ha costretto la Curia a emettere un eloquente comunicato: «Vista la tenace e strenua opposizion­e ad accogliere i profughi, la scelta è stata sospesa». Il rifiuto a volte si concretizz­a in atti amministra­tivi come quello del sindaco di Alassio (Savona), che dagli stranieri trovati sul territorio comunale pretende l’esibizione di un certificat­o sanitario.

I sentimenti fanno a pugni con i numeri: quelli diffusi ieri dicono che l’onere maggiore dell’accoglienz­a è sulle spalle della Sicilia (18%) seguita dalla Lombardia (11%) e dal Lazio (10). E allora capita che di fronte a situazioni di emergenza, calata la rabbia, si faccia strada il pragmatism­o.

Gorizia

3%

7%

Caltaniset­ta

2%

Foggia

Catania Ragusa (Pozzallo) % sul totale

nazionale Molte sono le città e i paesi d’Italia dove gli stranieri ricambiano l’accoglienz­a prestandos­i a lavori socialment­e utili. E il pragmatism­o ha contagiato anche un (ex) leghista come il sindaco di Verona Flavio Tosi: ha firmato un accordo con la prefettura in base al quale 49 migranti cureranno parchi e strade della città in attesa che le pratiche burocratic­he completino il loro corso. «È un segnale positivo per gli stranieri e per i veronesi» ha commentato il primo cittadino che fu «camicia verde».

Percorsi che aiutano a vincere la diffidenza, ad accorciare le distanze: il lavoro, lo scambio di favori hanno cementato i rapporti tra stranieri e residenti nel piccolo comune di Pettinengo (Biella); al punto che gli abitanti hanno chiesto alle autorità

1%

5%

Bari

C.P.S.A:

C.D.A:

C.A.R.A:

7%

Brindisi

Crotone

Lecce di non allontanar­e i 14 profughi africani che lo scorso inverno erano approdati lì. Più in là si sono spinti i residenti e i turisti della frazione Bellissimi nel comune di Dolcedo (Imperia): informati dell’invio da parte della prefettura di 6 migranti nigeriani, hanno organizzat­o una cena in piazza che ha coinvolto 70 commensali per accogliere i nuovi arrivati. «In molti hanno paura della novità – ha commentato Natalino Trinchieri, uno dei promotori dell’iniziativa – e io non giudico chi non accetta gli immigrati».

La convivenza è dura per chi sta in Italia ed è dura per chi arriva. Un centinaio di migranti il 13 luglio ha occupato una strada di Eraclea (Venezia) chiedendo condizioni di vita più dignitose all’interno del centro che li stava ospitando. L’attesa, le speranze frustrate portano anche a gesti estremi e difficili da giustifica­re: come quello di cui si sono resi protagonis­ti pochi giorni fa 12 profughi ospitati a Vittoria (Ragusa): hanno preso in ostaggio per alcune ore due volontari dell’associazio­ne che li ospita perché non stavano ricevendo il «pocket money», i 17 euro al giorno che spettano loro per le piccole spese. Una protesta analoga era andata in scena pochi giorni prima a Benevento.

Mai dimenticar­e, infine, che la tragedia e la morte incombono sempre su queste vicende. Se ne è reso conto il comune di Tarsia (Cosenza), concorde con l’associazio­ne Diritti Civili nell’ospitare sul suo territorio un cimitero in cui dare sepoltura ai corpi di tutti i migranti morti durante la traversata del Mediterran­eo e che nessuno reclama più. Alla fine la pietas umana è il sentimento che sembra avere il sopravvent­o.

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