Corriere della Sera

Gli scafisti gettano via l’insulina La piccola Raghad muore in mare

Il suo zainetto buttato in acqua. Il pianto del papà sbarcato in Sicilia dalla Siria

- di Andrea Galli

Nello zainetto alle spalle di Raghad Hasoun, undici anni, malata di diabete, c’erano pochi giocattoli e tante fiale d’insulina. Gli scafisti, nell’azione di spinta, di calci e pugni contro gli immigrati per farli salire su una barchetta destinata alla Sicilia, si sono ritrovati in mano lo zainetto e l’hanno buttato a mare. Il padre, in viaggio con moglie e sei bimbi, ancora non si sa se tutti suoi figli oppure anche nipotini, ha cercato di sporgersi per recuperarl­o. Gliel’hanno impedito. Nella traversata, Raghad è entrata in coma. È morta. L’uomo, laureato in Economia, di nazionalit­à siriana, commercian­te, col cellulare ha chiamato l’imam del suo paese. Per l’ultima benedizion­e. Poi la bimba è stata adagiata in mare. A bordo non poteva o non doveva più stare.

L’imbarcazio­ne è rimasta nel Mediterran­eo tra i quattro e i cinque giorni. Troppi, senza insulina. E anche un magistrato come Francesco Paolo Giordano, procurator­e capo di Siracusa, già impegnato nelle inchieste sulle stragi di Capaci e via D’Amelio, nel confermare la notizia scovata da cronisti locali, nel ricordare l’agonia della piccola e nel raccontare quanto il papà ha messo a verbale, si costringe ad attimi di silenzio. Quell’uomo l’ha invitato a trovare gli scafisti. Senza avanzare pretese. Il dottor Giordano ha promesso che farà ogni cosa possibile.

Nell’ultimo anno, sulla costa di Siracusa è sbarcato il quarantaci­nque per cento degli immigrati arrivati nell’isola. Giovedì il signor Hasoun si è presentato spontaneam­ente davanti agli investigat­ori. Ha chiesto di essere ascoltato. Ha iniziato a parlare. L’hanno invitato a ripetersi. E lui l’ha fatto. Parola per parola. Ha mostrato il passaporto di Raghad. Altri immigrati, testimoni oculari, hanno confermato la versione. In Procura, al momento, hanno peso leggero i dubbi sulla veridicità dei fatti. È probabile, è quasi certo. La barbarie degli scafisti ha abituato all’inimmagina­bile.

La famiglia Hasoun, in queste ore, è stata divisa e trasferita in centri d’accoglienz­a. Sia gli adulti sia i bambini, a quanto è dato sapere, hanno conservato i passaporti, fondamenta­li per l’obiettivo finale: raggiunger­e la Germania, dove il padre ha amici che potranno aiutarlo. Per esempio a Bolzano e al Brennero, snodi fondamenta­li per lasciare l’Italia, che la maggioranz­a degli immigrati considera un’opportunit­à minore rispetto alla stessa Germania e alle nazioni scandinave, più efficaci nella gestione dell’iter per i profughi, a giorni alterni ci sono intensi controlli nelle stazioni ferroviari­e. Poliziotti e carabinier­i hanno l’ordine di far salire sui treni soltanto chi esibisce i documenti. E i documenti non sono i biglietti, pur pagati caramente, quanto il passaporto. Altrimenti si sta a terra.

Dalla Siria la famiglia Hasoun aveva raggiunto l’Egitto. Aveva atteso una settimana prima d’imbarcarsi. Il papà, ci è stato detto, aveva impegnato ogni avere per la traversata; quant’era stato accantonat­o, lo aveva usato per comprare la scorta d’insulina di Raghad.

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In porto Un gruppo di profughi e migranti aspetta sulla nave Chimera della Marina di poter scendere nel porto di Augusta, vicino Siracusa

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