Schäuble superstar E i leoni della sinistra «votano» la Grexit
All’applauso del Bundestag dopo il ringraziamento di Angela Merkel ha reagito con uno dei suoi rari sorrisi obliqui. Quello di ieri è stato soprattutto il giorno di Wolfgang Schäuble, il vecchio leone cristiano-democratico, custode dell’ortodossia di bilancio tedesca, convinto che un’uscita «a tempo» di Atene dall’euro sarebbe stata la soluzione migliore. Era la sua idea, che rimane ancora nell’aria come un’opzione minacciosa. Ma i dubbi andavano accantonati. Bisognava votare per il terzo salvataggio della Grecia, a conclusione del tormentato negoziato che proprio Schäuble ha pilotato a Bruxelles, senza cedere mai a quel sorriso che i colleghi di partito sono invece riusciti a strappargli. Anche lui ha detto «sì», naturalmente. Precisando però che con Tsipras si tratta ormai di fare «l’ultimo tentativo». Ora potrà partire per la sua casa di Sylt, la «Capri tedesca» dove passa le vacanze a leggere e rileggere. Sul comodino lo aspetta un libro particolarmente amato, La ricerca del tempo perduto di Marcel Proust.
Proprio come fosse il personaggio di un romanzo — lui, ritratto sempre un po’ affrettatamente come un «falco» senza scrupoli — Schäuble non è però riuscito a nascondere le emozioni nel dibattito. Si è interrotto più volte. Sul suo volto era visibile la tensione maturata in questi mesi. «Solo i greci non hanno mantenuto gli impegni», ha esordito, mettendo bene in chiaro le dimensioni dello scontro. Il paradosso è che l’uomo indicato da più parti come l’alfiere della linea dura anti-Grecia, è invece a suo modo un europeista tenace, da sempre sostenitore di un rafforzamento delle strutture alla base del processo di integrazione. Anni di politica — molti dei quali trascorsi sulla sedia a rotelle dopo l’attentato del 1990 — lo hanno abituato alle critiche più feroci. Ha così ascoltato imperturbabile il presidente della Linke Gregor Gysi che lo accusava di avere «distrutto l’idea europea» e di aver danneggiato la Germania. Non ha battuto ciglio perché è quasi sempre certo di avere ragione.
In realtà a Schäuble ha dato torto perfino Angela Merkel quando ha sostenuto esplicitamente l’impraticabilità di una Grexit «provvisoria». La cancelliera ha definito il piano concordato nei giorni scorsi l’unica soluzione possibile e ha ribadito che un «destino comune» unisce i Paesi protagonisti del progetto europeo. Forse la donna più potente del mondo si augurava di poter festeggiare in modo diverso, magari tra le foreste del Magdeburgo, il suo sessantunesimo compleanno. Ha accettato gli auguri del presidente del Bundestag Norbert Lammert con la solita indifferente gentilezza e si è diretta poi verso il podio, sedendosi alla fine proprio accanto al ministro delle Finanze. Per lei è stata una settimana terribile, segnata dalla durezza della trattativa e dalle preoccupazioni per come è stata accolta in ampi settori dell’opinione pubblica europea la posizione tedesca sulla Grecia. Non sono stati certamente giorni leggeri, se teniamo conto anche delle reazioni negative all’ormai famoso faccia a faccia con la piccola profuga palestinese. E altre polemiche sono in arrivo. Nella recente intervista al blogger Le Floid, trasmessa su YouTube, la ragazza venuta dall’Est è sembrata essere un po’ indietro rispetto alle sensibilità correnti, anche in Germania: «Per me, personalmente, il matrimonio — ha detto — consiste nella convivenza tra un uomo e una donna».
Se la cancelliera è preoccupata, i suoi alleati-avversari socialdemocratici non hanno nessun motivo di stare sereni. Anzi, sono nel caos totale. Basti pensare che mentre il vicecancelliere e ministro dell’economia Sigmar Gabriel, leader del partito, ha affermato che non si dovrà parlare mai più di un’uscita della Grecia dall’euro, lo sfidante di Angela Merkel nelle ultime elezioni, Peer Steinbrück, ha votato a sorpresa «no» al pacchetto di aiuti proprio perché favorevole alla Grexit.
Allo stato di confusione dei socialdemocratici, si aggiungono le divisioni dei Verdi. Solo la Linke di Sahra Wagenknecht ha votato compattamente contro il governo. Nelle file dell’Unione Cdu-Csu si sono fatti nuovamente sentire i dissidenti antisalvataggio. Fenomeno previsto, ma con cui la cancelliera deve fare i conti. Uno di loro, il parlamentare dell’Assia KlausPeter Willsch, ha espresso totale sfiducia sulla possibilità che i greci realizzino effettivamente le riforme richieste. Sostenitore di «colloqui» con gli anti-euro di Alternative für Deutschland, Willsch aveva detto a suo tempo che non avrebbe mai comprato una macchina usata da Tsipras e Varoufakis. Almeno lui non ha cambiato idea.