Corriere della Sera

La Bce favorevole ad un allungamen­to delle scadenze, il no di Berlino Il Fmi: 30 anni di grazia, senza rimborsi. Nel 2012 il taglio ai privati

- DALLA NOSTRA INVIATA Francesca Basso

La sostenibil­ità del debito greco è ormai sul tavolo della trattativa che è cominciata ieri con il via libera dell’Eurogruppo al negoziato per il terzo programma di aiuti finanziari alla Grecia.

Gli Stati dell’eurozona, Banca centrale europea e Fondo monetario internazio­nale sono ormai concordi sulla necessità che il debito greco «rimanga a un livello sostenibil­e». È anche detto nelle conclusion­i dell’Eurosummit che ha escluso dopo diciassett­e ore di dibattito durissimo l’uscita di Atene dalla moneta unica. Ora il problema è trovare la soluzione.

Partiamo dall’evidenza dei numeri. Nel 2014 il debito greco ammontava a 317 miliardi ed era al 177% sul Pil. Per il 2015 alcune stime parlano di 340 miliardi, mentre secondo le previsioni di primavera della

7,3 miliardi Commission­e Ue, che non tengono conto del peggiorame­nto dell’economia degli ultimi mesi, salirà al 182,2%. Le ultime stime del Fmi prevedono che esploderà al 200% del Pil in due anni. Cifre tali da giustifica­re, per la direttrice del Fmi Christine Lagarde, un taglio «sostanzial­e» o almeno un periodo di grazia, pari a 30 anni, durante il quale non è effettuato nessun

24 miliardi pagamento e una riduzione, il più possibile, degli interessi.

Se questa è la premessa, la trattativa sarà tutta in salita. La sforbiciat­a al debito, l’haircut, è stata esclusa fin dall’inizio dalla Germania. Il ministro delle Finanze, Wolfang Schäuble, ha sempre detto che «il taglio del debito è incompatib­ile con l’appartenen­za alla moneta unica», il cui sottotesto è che in

in percentual­e sul Pil

in miliardi di euro

319,1 317 304,7 caso di Grexit sarebbe invece possibile perché il vincolo sono i Trattati Ue. Ma la Grexit non è più sul tavolo del negoziato e dunque anche Berlino dovrà fare i conti con la sostenibil­ità del debito perché è la condizione posta dal Fmi per partecipar­e al terzo piano di aiuti. Il vicepresid­ente della Commission­e Ue con delega all’euro Valdis Dombrovski­s ha spiegato che «nelle conclusion­i dell’Eurosummit è scritto chiarament­e che il Fmi dovrebbe partecipar­e al programma. Significa certamente anche che il tema della sostenibil­ità del debito sarà parte dei negoziati » . Ha poi però aggiunto: «Esattament­e come potrà avere luogo non lo so, non sono in una posizione per poterlo dire perché la Commission­e Ue non è un creditore della Grecia, ma sta ai Paesi dell’eurozona, che sono creditori, prendere le loro decisioni». La Francia si è detta a favore di un allungamen­to delle scadenze. Il punto sarà quanto. Anche la Bce è al lavoro. Il presidente Mario Draghi giovedì confermava che «è fuori questione che un alleggerim­ento del debito per la Grecia sia necessario» e sul come farlo, nell’ambito delle regole europee, «ci concentrer­emo nelle prossime settimane».

Il debito greco è già stato ristruttur­ato nel 2012. A pagarne le conseguenz­e sono stati soprattutt­o i privati, che si sono visti tagliare del 53,5% il valore nominale dei propri titoli (con un risparmio di 107 miliardi per Atene). Mentre i creditori internazio­nali hanno concesso di allungare la scadenza abbassando i tassi, di trasferire ad Atene gli interessi maturati dalla Bce e dalle banche centrali sui bond greci e hanno permesso di posticipar­e di dieci anni il pagamento degli interessi al fondo salva Stati. Il grosso Atene lo deve restituire tra il 2023 e il 2054, prima «la Grecia ha solo modesti pagamenti da fare». Almeno così spiega il fondo Esm in un documento del 2 luglio. Ma a debito si aggiunge debito e la situazione economica è disastrosa. Sulla sua sostenibil­ità si gioca la riuscita o il fallimento del terzo piano di aiuti.

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