La Bce favorevole ad un allungamento delle scadenze, il no di Berlino Il Fmi: 30 anni di grazia, senza rimborsi. Nel 2012 il taglio ai privati
La sostenibilità del debito greco è ormai sul tavolo della trattativa che è cominciata ieri con il via libera dell’Eurogruppo al negoziato per il terzo programma di aiuti finanziari alla Grecia.
Gli Stati dell’eurozona, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale sono ormai concordi sulla necessità che il debito greco «rimanga a un livello sostenibile». È anche detto nelle conclusioni dell’Eurosummit che ha escluso dopo diciassette ore di dibattito durissimo l’uscita di Atene dalla moneta unica. Ora il problema è trovare la soluzione.
Partiamo dall’evidenza dei numeri. Nel 2014 il debito greco ammontava a 317 miliardi ed era al 177% sul Pil. Per il 2015 alcune stime parlano di 340 miliardi, mentre secondo le previsioni di primavera della
7,3 miliardi Commissione Ue, che non tengono conto del peggioramento dell’economia degli ultimi mesi, salirà al 182,2%. Le ultime stime del Fmi prevedono che esploderà al 200% del Pil in due anni. Cifre tali da giustificare, per la direttrice del Fmi Christine Lagarde, un taglio «sostanziale» o almeno un periodo di grazia, pari a 30 anni, durante il quale non è effettuato nessun
24 miliardi pagamento e una riduzione, il più possibile, degli interessi.
Se questa è la premessa, la trattativa sarà tutta in salita. La sforbiciata al debito, l’haircut, è stata esclusa fin dall’inizio dalla Germania. Il ministro delle Finanze, Wolfang Schäuble, ha sempre detto che «il taglio del debito è incompatibile con l’appartenenza alla moneta unica», il cui sottotesto è che in
in percentuale sul Pil
in miliardi di euro
319,1 317 304,7 caso di Grexit sarebbe invece possibile perché il vincolo sono i Trattati Ue. Ma la Grexit non è più sul tavolo del negoziato e dunque anche Berlino dovrà fare i conti con la sostenibilità del debito perché è la condizione posta dal Fmi per partecipare al terzo piano di aiuti. Il vicepresidente della Commissione Ue con delega all’euro Valdis Dombrovskis ha spiegato che «nelle conclusioni dell’Eurosummit è scritto chiaramente che il Fmi dovrebbe partecipare al programma. Significa certamente anche che il tema della sostenibilità del debito sarà parte dei negoziati » . Ha poi però aggiunto: «Esattamente come potrà avere luogo non lo so, non sono in una posizione per poterlo dire perché la Commissione Ue non è un creditore della Grecia, ma sta ai Paesi dell’eurozona, che sono creditori, prendere le loro decisioni». La Francia si è detta a favore di un allungamento delle scadenze. Il punto sarà quanto. Anche la Bce è al lavoro. Il presidente Mario Draghi giovedì confermava che «è fuori questione che un alleggerimento del debito per la Grecia sia necessario» e sul come farlo, nell’ambito delle regole europee, «ci concentreremo nelle prossime settimane».
Il debito greco è già stato ristrutturato nel 2012. A pagarne le conseguenze sono stati soprattutto i privati, che si sono visti tagliare del 53,5% il valore nominale dei propri titoli (con un risparmio di 107 miliardi per Atene). Mentre i creditori internazionali hanno concesso di allungare la scadenza abbassando i tassi, di trasferire ad Atene gli interessi maturati dalla Bce e dalle banche centrali sui bond greci e hanno permesso di posticipare di dieci anni il pagamento degli interessi al fondo salva Stati. Il grosso Atene lo deve restituire tra il 2023 e il 2054, prima «la Grecia ha solo modesti pagamenti da fare». Almeno così spiega il fondo Esm in un documento del 2 luglio. Ma a debito si aggiunge debito e la situazione economica è disastrosa. Sulla sua sostenibilità si gioca la riuscita o il fallimento del terzo piano di aiuti.