Corriere della Sera

«Aspetterem­o in silenzio» I figli di Borsellino e l’anniversar­io più duro

- Dino Martirano

del governator­e Rosario Crocetta, Matteo Tutino, l’assenza dei «ragazzi Borsellino» pesa come un macigno. «Dire che siamo infastidit­i è poco, io sono sconvolto nell’apprendere che mia nipote possa essere stata minacciata in quel modo...Ha fatto bene a mollare la Regione anche se avrebbe dovuto andarsene molto prima», dice lo zio Salvatore. Due settimane fa Lucia Borsellino, assessore alla Sanità della giunta Crocetta, si dimette dopo l’arresto di Tutino e dichiara: «Alla Regione si registra un calo della tensione morale, con la politica ho chiuso torno a fare la figlia di Paolo Borsellino...Chiedo a tutti di non invitarmi alla commemoraz­ione...». Da quel giorno a Palermo si rincorrono le voci sulla frase incriminat­a («Quella va fermata, eliminata come il padre») che arrivano alle orecchie di Lucia quando, probabilme­nte, la decisione di tagliare i ponti con la politica era già stata presa. «Questa è stata la mia prima esperienza politica, sarà anche l’ultima, in questi anni ho sentito spesso il peso del nome che porto», dichiara ai giornalist­i dopo le dimissioni. Poi, alla vigilia Il ricordo Il 19 luglio 1992 nella strage di via D’Amelio sono stati uccisi il giudice Paolo Borsellino e gli agenti di scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. Oggi il ricordo a Palermo con il presidente della Repubblica Mattarella, il ministro dell’interno Alfano e il Guardasigi­lli Orlando dell’anniversar­io del 19 luglio, arriva sui giornali la bomba Tutino/Crocetta. «È sconvolgen­te che quel medico abbia solo potuto immaginare quella frase e ora è risibile la giustifica­zione di Crocetta che dice di non aver sentito», attacca Salvatore Borsellino. Il quale però si pone il problema del giallo dell’intercetta­zione: «Se un giornale dice di averla e i magistrati ribattono che non c’è qualcosa di grave è successo», chiosa l’ingegnere.

Lucia Borsellino in queste ore si è rifugiata a Pantelleri­a dalla sorella Fiammetta e dall’isola ha consegnato un solo commento, «Mi vergogno per loro», che la dice lunga sulla qualità dei suoi rapporti con l’entourage di Crocetta. Da Cefalù, dove fa il commissari­o di polizia, Manfredi Borsellino ne condivide la linea: «Aspetterem­o in silenzio. Mia sorella ha già fatto sapere in modo essenziale cosa pensava. Non è necessario aggiungere altro. A volte valgono più le parole che non si dicono». Una parola in più, però, gli zii, Salvatore e Rita, la mandano a dire al governator­e: «La sua presenza non è gradita alle cerimonie....».

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(Farabolafo­to)

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