Corriere della Sera

L’eccentrici­tà non fa più paura Pigiami e caftani di Alta sartoria

La collezione maschile di Dolce e Gabbana: «Realizziam­o tutti i desideri»

- Paola Pollo

Smoking Tris di abiti con personalit­à: eccentrica­mente ricamati ma dal taglio impeccabil­e .

Desiderio. Unicità. Libertà. Basta con l’omologazio­ne e l’appiattime­nto. La sartoria non è solo una grisaglia su misura. Ma è una conversazi­one privata. È anche una vestaglia ricamata, un accappatoi­o con il nome della propria barca, una giacca foderata del colore preferito che sia il verde acqua o il rosa shocking. Nel lungo (scorso) weekend a Portofino Domenico Dolce e Stefano Gabbana ripetono queste parole allo sfinimento per spiegare la collezione uomo numero due della loro Alta Sartoria presentata

Dettagli Per scarpe le pantofole al Castello Brown trasformat­o in un Club.

Il ragionamen­to non fa una grinza. L’analisi è lucida: negli anni Sessanta la sartoria avrebbe ridotto i codici al minimo. «E dal sarto uno si faceva fare solo l’abito classico, in grisaglia, da lavoro. Con buona pace

Tre pezzi Un modello classico della stravaganz­a: uccisa». Negli Settanta la confezione avrebbe fatto il resto e negli Ottanta uno «era manager solo se indossava il completo blu». Detta così fa persino un po’ paura: ma come e tutti i signori che si sono sempre vantati dei loro sarti, delle camicie con le iniziali, delle giacche perfette? «Tutti uguali!». Effettivam­ente. «Ricordo mio padre — racconta Domenico — quando chiudeva la porta perché la conversazi­one diventava molto privata: il cliente raccontava le sue esigenze, le sue abitudine. Erano momenti sacri!».

Riaprire quei codici: questa la sfida. «L’eleganza per te. E che tutto sia fatto a mano e su misura per noi è ovvio e logico. Il sarto in più ti deve far diventare bello. Ti deve allungare o allargare le spalle. O esaudire il tuo sogno, qualunque sia. Anche se ti chiede un parka di cotone foderato di zibellino». Si parla di signori (un centinaio in tutto il mondo) che se possono vanno negli atelier di Milano e Londra e nel temporaneo di New York, ma spesso chiamano nei loro Paesi: Asia, Africa, America, Europa. C’è una squadra sempre pronta che parte con il grande baule dei desideri (stoffe, fili, bottoni, modelli). A meno che non ci siano urgenze non ci sono tempi di consegna, se non quelli necessari a soddisfare qualsiasi richiesta.

Non che non ci siano in collezione gessati, Tasmania, lino, vigogna, cachemire ma perché non ricamarli anche con fiore e palme e galli? Poi ci sono pure: caftani (la novità), accappatoi a nido d’ape, bermuda di coccodrill­o, cappotti di visone stampato leopardo; pigiama bianco di lino. «Un esplicito invito all’uomo a non aver paura», sfidano gli stilisti .

Con una raccomanda­zione: «Parliamo di eccentrici­tà fine a se stessa, puro piacere personale. E non per essere cool o alla moda. La sartoria come l’alta moda è una faccenda intima, privata. La giacca gialla la indossano per sorseggiar­e un brandy davanti al camino a casa e non per un selfie a un party».

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