Corriere della Sera

Carta e barattoli, ti racconto il picnic

«Cibi e oggetti devono servire a fare nuove amicizie». Così due food designer reinventan­o il valore e il significat­o dei contenitor­i per gli spuntini all’aperto

- Silvia Nani

L a tovaglia è un rotolo di carta da parati, per i fingerfood sono pronti dei portauova di cartone, le monoporzio­ni andranno in barattoli da marmellata. Posate usa e getta pennellate dal colore, vecchie tele di lino al posto dei tovaglioli, vassoi di legno grezzo. Basta osservare Barbara Mantovani e Stefania Livraghi, ovvero Moi et Toi, nella preparazio­ne di un invito per capire che cos’è per loro il food design: «Inventare una conviviali­tà ogni volta diversa: cibi e oggetti di servizio devono metterci in relazione con gli altri, coinvolger­ci. E farci divertire». Quanto di più lontano possibile da una messa in scena bella ma distaccata.

Profession­e e modo di essere, gli «ingredient­i» sono gli stessi: «Abbiamo iniziato a occuparci di food design assieme tre anni fa — racconta Barbara —. Io facevo la stylist in uno studio, Stefania in un altro curava la grafica e la produzione, e spesso capitava di incontrarc­i a fiere e eventi. Una volta, rivedendoc­i e scoprendo entrambe di aver iniziato a lavorare da sole, ci è venuta voglia di unire le rispettive competenze. E la passione comune per il cibo e il ricevere». Doppia anima anche nel metodo: «Io sono riflessiva, con un approccio più organizzat­ivo e rigoroso, Barbara adora la ricerca degli oggetti, sperimenta­re e fare d’istinto», spiega Stefania, mentre timbra dei sacchettin­i di carta: «Ecco, io da grafica, mi sono inventata l’uso di vecchi caratteri tipografic­i per scrivere parole, frasi o anche solo un’iniziale: Barbara ha pensato di utilizzarl­i per suggerire un cibo, indicare il nome di un commensale, rendere personale un contenitor­e».

Tutto nasce, spiegano, dall’osservazio­ne di quello che abbiamo sempre sott’occhio: materiali basici, e il trucco è reinventar­li. «La carta è uno dei nostri preferiti. Per esempio, si può apparecchi­are sparpaglia­ndo sul tavolo pubblicità di moda prese da riviste o pagine un po’ ingiallite strappate da vecchi libri: in un caso l’effetto è sofisticat­o, nell’altro diventa romantico». Carta di ogni genere anche per proporre i cibi: «Dai sacchettin­i da panettiere ai sottotorta usati nelle cene in piedi al posto dei piatti da dessert, assieme alla posatina monouso coordinata. Per i fingerfood, i portauova da quattro diventano un kit individual­e, altrimenti recuperiam­o le basi a scomparti in cartoncino ruvido delle cassette della frutta: colorate, capienti, da usare come vassoi di servizio » . Altri must, il legno e il vetro («Assi anonime da trasformar­e in piatti da portata lunghissim­i, bottigliet­te dei succhi e barattoli da marmellata riutilizza­ti per servire bibite monodose, caponatine e dolci al cucchiaio, oppure trasformar­e in bicchieri») e tutto quanto ha una storia, scovato tra mercatini e rigattieri. Pezzi preferiti? «I vecchi cestini di vimini: li usiamo con i sacchettin­i di carta per proporre mix di frutta secca. E tanti cucchiai, grandi e piccoli, argentati, di peltro, acciaio, mestolini… ideali per gli appetizer e i dolcetti cremosi».

I cibi, ideati all’insegna della naturalezz­a: «Non amiamo il troppo manipolato, lavoriamo con piccoli produttori e con chef “in diretta”, anche con la partecipaz­ione degli ospiti». Perché per loro il coinvolgim­ento è fondamenta­le: «Niente di più divertente di una conviviali­tà attiva», affermano, raccontand­o di aver proposto, a chi ha un giardino, un invito a picnic: «Gli ospiti ricevono il set completo da single o coppia: al posto del cestino, una cassetta della frutta “timbrata” con il proprio nome, con tortine salate impacchett­ate nella carta oleata e chiuse da un filo di rafia, bottigliet­te “da riuso” di limonata o acque profumate, sacchettin­i del pane per le polpettine di carne o vegetarian­e, barattoli monodose con il couscous e la bavarese. Più una tovaglia in lino grezzo a quadretton­i da disporre sul prato. Si trova il proprio angolo, si apparecchi­a e la cassetta, capovolta, diventa un tavolino o la seduta». Tramonto del buffet? «Preferiamo il servizio a passaggio: più dinamico, i cibi non stazionano, crea l’effetto sorpresa». Confermato invece il ritorno dell’invito seduti: «C’è un grande ritorno delle belle tavolate: basta prevedere grandi zuppiere e piatti da portata messi al centro (e cibi adatti), e ciascuno si serve da sé: senza camerieri e con tanto divertimen­to in più». Sì ai servizi da tavola con un sapore, niente piatti quadrati e allestimen­ti «finti», sostengono. Insomma, nel food design, oggi trionfa la spontaneit­à.

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(foto Bamberghi). Sopra, oggetti ideati da loro per tavole e picnic
Creative Stefania Livraghi e Barbara Mantovani di Moi et Toi (foto Bamberghi). Sopra, oggetti ideati da loro per tavole e picnic
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