Corriere della Sera

Come il aiuta anche a fare carriera

Sponsor d’eccezione è Malia, la figlia 17enne di Obama. Ora le occasioni si cercano online e nuove ricerche confermano: chi ci prova, avrà una marcia in più

- Di Paola Caruso

ilota di scooter a Positano, portatore di curriculum vitae a uffici di collocamen­to, pulitore di cenere lavica a Catania, photoshopp­ista. Tutti lavoretti estivi per ragazzi dai 15 anni in su. Fanno un po’ sorridere: sono soluzioni estreme. Ma quando si è giovani e si vuole mettere qualche soldo in tasca non si va tanto per il sottile. Per esempio, da studente un collega ha costruito una palizzata in un ospedale psichiatri­co a Berlino. Insomma, basta ingegnarsi e l’attività si trova. La filosofia tutta italiana dell’ «io speriamo che me la cavo» ci dà una mano. E se i giovani non sono disponibil­i a impieghi così fantasiosi, esistono altri milioni di possibilit­à. Parttime, saltuari e on demand. Alla portata di tutti o quasi.

«Tagliare l’erba, annaffiare le piante e consegnare la spesa a domicilio sono tra le offerte principali — spiega Alessandro Notarbarto­lo, ideatore del sito Tabbid, il social network dei lavoretti — oppure c’è chi cerca un codista, ossia una persona che vada a pagare le bollette». Su Tabbid il 30% delle offerte riguarda piccoli lavori per giovanissi­mi, a volte anche di un giorno (vedi volantinag­gio). Mentre sul portale Kijiji del Gruppo eBay le opportunit­à abbondano: aumentano di 2 mila al giorno con un incremento del 19% negli ultimi tre mesi. «Il 17% riguarda lavori stagionali — precisa Chiara Bonifazi, pr manager di Kijiji —. Qui il settore turistico rappresent­a lo zoccolo duro, le segnalazio­ni più numerose riguardano camerieri, animatori, dj e lavapiatti, nelle zone balneari come nelle grandi città: Milano, Bologna e Roma. Qualcosa c’è sull’estero: in Germania e Svizzera si cercano gelatai e pizzaioli... può diventare una chance per migliorare una lingua straniera». L’annuncio più gettonato? «Quello di operatore di call center a Cosenza: ha totalizzat­o 21 mila visite con oltre 3.800 risposte inviate».

Oltre alla soddisfazi­one economica e personale (sentirsi utili non ha prezzo), il lavoretto estivo produce un effetto positivo a lungo termine: rende i ragazzi più competitiv­i da adulti. Più abili a fare carriera. Lo ha evidenziat­o uno studio canadese pubblicato sulla rivista Research in the sociology of work realizzato su un campione di 246 mila soggetti presi in esame dai 15 anni fino ai 25. Secondo la ricerca, gli over 25 con lavoretti estivi alle spalle dimostrano di avere una marcia in più: capiscono come funziona il mondo del lavoro prima di entrarci veramente, scoprono abilità prima ignorate, sviluppano skill trasversal­i, imparano ad andare a caccia di un impiego in maniera efficace. In altre parole, centrano di obiettivi con meno fatica. Non solo. La cosa più importante è che costruisco­no network di relazioni che in futuro possono servire. Non a caso, Malia Obama, la primogenit­a minorenne del presidente americano, si è rimboccata le maniche (si fa per dire) e ha accettato uno stage sul set della serie tv «Girls». Se da adulta deciderà di entrare nel mondo dello spettacolo, ha già i primi contatti.

Un’altra ricerca della Chicago University, uscita su Science, conferma l’utilità del lavoretto. Grazie al programma pubblico della città di Chicago, i giovani dei quartieri degradati sono stati arruolati la scorsa estate per 8 settimane, part-time a 8,25 dollari l’ora. Risultato: gli arresti per crimini violenti in città sono scesi del 43% in 16 mesi.

Tanti i siti su cui cliccare per il lavoretto ideale (anche studenti. Non per forza deve essere divertente — assaggiato­re di caramelle sembra un sogno — ma almeno si riempie un po’ il portafogli. Non trovi nulla? «Potresti provare con il Casinò online», risponde un utente su Yahoo Answers. Si scherza.

Mento all’ingiù. Occhi bassi. Dita in movimento convulso. E voi? Non esistete. Che stiate cenando, o guardando la serie televisiva che piace a tutta la famiglia non conta. Non conta neppure che stiate viaggiando tra mari e monti, in quei posti che voi, da ragazzini, avevate sognato. I vostri figli sono connessi; ma non con voi. Vi ricorda qualcosa? Se l’incubo vi riguarda, e prende piede ora che scuola e attività varie sono sospese, è ora di scendere a patti. Perché la tecnologia esiste, ci circonda, ci aiuta spesso. E non possiamo pretendere di privarne i nostri ragazzi. Meglio metterla a loro disposizio­ne, con moderazion­e, fissando regole da rispettare. L’esempio arriva dall’americana Janell Burley Hofmann, madre di 5 figli e coach familiare, che scrive di educazione e tecnologie sull’Huffington Post. Sua l’idea di far sottoscriv­ere un patto al figlio 13enne prima di dargli in regalo l’ultimo modello di smartphone. Diciotto le regole che, pubblicate in rete dall’Huffington Post, sono diventate un fenomeno virale. Ora è uscita per le edizioni Giunti la versione italiana del decalogo digitale di Janell Burley Hofmann, con il titolo iRules. Come educare figli iperconnes­si. Il decalogo che ha ispirato migliaia di genitori. Numero 1) Parlate, e parlate ancora! La comunicazi­one verbale non può essere sostituita dalle faccine; 2) Il coprifuoco: telefono spento alle 19.30, massimo alle 21 nel weekend; 3) La privacy va rispettata, ma voi dovete conoscere tutte le password e, se chiamate, loro devono rispondere. E poi foto con moderazion­e, mai in situazioni intime. I soldi? Chi rompe paga. Tocca a voi personaliz­zare il decalogo. Ma attenti: se non smettete di guardare mail e chattare mentre siete a cena difficilme­nte i ragazzi rispettera­nno il galateo.

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