Corriere della Sera

Da Terna a Telecom e Finmeccani­ca Le aziende comprano i bond della crisi

Stop alle vecchie maxi cedole, è corsa (miliardari­a) al riacquisto di obbligazio­ni

- Daniela Polizzi

Si è chiusa una settimana record per i buyback sulle obbligazio­ni. In cabina di regia le blue chip italiane. Hanno sfilato Telecom Italia, Finmeccani­ca e Terna che lunedì 20 comunicher­à l’esito dell’offerta di riacquisto di titoli fino a 400 milioni. In tutto, i grandi emittenti del Paese in pochi giorni hanno ritirato titoli per circa 2,3 miliardi.

In movimento anche il gruppo Fiat Chrysler che ha annunciato ieri la proroga di cinque giorni per l’offerta di scambio delle obbligazio­ni in due tranche da 1,5 miliardi ciascuna. In pratica la sostituzio­ne con nuovi titoli di quelli emessi a metà aprile. Un’operazione diversa dal buyback. Ma che rientra nell’ambito di una revisione complessiv­a della gestione della liquidità avviata dalle società, la maggior parte per approfitta­re dei tassi bassi. Un esempio? Telecom risparmier­à,si stima,tra 350 e 400 milioni sugli oneri finanziari grazie agli ultimi riacquisti.

Il focus è sui bond che avevano collocato nel biennio 20112012, duro per la scarsa liquidità sul mercato bancario e i tassi elevati. Telecom, Finmeccani­ca, Terna e prima ancora Enel, che a gennaio ha annunciand­o un buyback per un valore nominale tra 3 e 4 miliardi, emettevano bond nel pieno della crisi, con tassi fino al 6 per cento. A pagare il prezzo più salato erano state le società a controllo pubblico su cui pesava il rischio Paese, dal momento che l’Italia era annoverata tra le economie meno virtuose.

Caso da manuale è Terna, la società delle reti che il 28 gennaio, un giorno dopo l’annuncio da parte del presidente Bce, Mario Draghi, del piano di Quantitati­ve easing e del suo effetto stabilizza­nte dei mercati, ha collocato un bond da un miliardo,con un coupon record dello 0,875%. Da qui la decisione di ricomprare obbligazio­ni emesse a un tasso anche superiore al 4 per cento.

Va detto che le blue chip hanno tenuto stretta la liquidità in questi anni di crisi, accumulata tagliando rami e facendo dismission­i. E poiché con i tassi bassi la liquidità non rende, hanno preferito impiegarla per ricomprare bond costosi. Onde, poi, però prepararsi a tornare sul mercato una volta che la volatilità innescata dal negoziato con la Grecia sarà superata.

Alitalia, con le insegne di Etihad, ha preceduto tutti annunciand­o per il 30 luglio un bond da 375 milioni.

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