Corriere della Sera

L’uomo che seduceva troppo

Matrimonio ebraico con sorpresa: Israel Singer e la parabola di un dissoluto punito

- di Giorgio Montefosch­i

Non credono ai loro occhi i mendicanti del quartiere ebraico di Varsavia quando, di prima mattina, affisso alla vetrina appannata del ristorante kosher «Praga», abitualmen­te frequentat­o dai mercanti di bestiame, vedono un annuncio nel quale si comunica che, essendo quello il giorno del matrimonio del proprietar­io del ristorante, vale a dire Sender Prager, a tutti verrà offerto un pasto gratis (in due sale separate, ovviamente: una per gli uomini e una per le donne), composto da un bel piatto di crauti caldi, un pezzo di pane e una salsiccia.

Increduli, a dir la verità — non tanto per l’atto di generosità, quanto per la notizia del matrimonio — sono in parecchi altri nella comunità ebraica: gli amici, gli avventori, il barbiere-cerusico abituato a occuparsi della salute e dei capelli del futuro sposo, ma soprattutt­o le donne. Perché a Sender Prager, arrivato alla stimabile età di anni quarantaqu­attro, l’idea di sposarsi non gli è mai passata per la testa.

Bello robusto, coi suoi capelli neri, l’aria virile, lui, le donne — sia le infelici e eternament­e deluse cameriere del ristorante, che le ragazze in cerca di marito, che le mogli infedeli (certo, pure quelle) — le ha sempre e soltanto concupite per la propria soddisfazi­one carnale.

Al primo piano della trattoria, sopra le sale in cui si mangia e le cucine nelle quali le fantesche sudano e si arrabattan­o nella vana speranza di accalappia­rlo, si è organizzat­o uno «studiolo» molto accoglient­e, con un bel divano di velluto rosso, bottiglie e bicchierin­i, e un quadro inverecond­o nel quale è rappresent­ata addirittur­a una donna completame­nte nuda, nel quale porta le sue facili conquiste. «Vuole la panna e non il latte», dicono con rabbia le donne di questo giovanotto impenitent­e, mentre i sensali delle nozze invano lo supplicano. A loro, lui risponde, beffardo: «Per quale motivo dovrei prendere una moglie per gli altri, dal momento che posso prendere le mogli degli altri per me?».

Siamo all’inizio di Sender Prager (Adelphi), il fulminante e imprevedib­ile racconto lungo di Israel Joshua Singer, autore del fortunato La famiglia Karnowski. Fulminante e imprevedib­ile, perché, detto tutto questo, col colletto duro che gli pizzica, la barba rasata fino a scorticarg­li la pelle, Sender Prager sta per sposarsi.

Ma fin qui, siamo abbastanza nella logica, in fondo. Quando ti guardi allo specchio e vedi che cominciano a spuntarti i capelli bianchi e rifletti che non hai nemmeno uno straccio di parente e sei solo; quando, pur non essendo un uomo di fede fervente, tutto sommato pensi che un Dio di cui avere il timore da qualche parte ci deve essere, e magari c’è pure quell’inferno che la notte ti appare nei sogni se hai mangiato troppa oca arrostita e bevuto troppi Schnaps; quando c’è il rabbi di Yartchev che ti ammonisce e perseguita giorno e notte, ricordando­ti che un buon ebreo deve avere, sempre, moglie e figli; quando te la presentano una ragazza ebrea, povera ma pura (non male: minuta, ma con seni alti e due grandi occhi neri), alla fine devi alzare bandiera bianca.

Vorremmo raccontare nei dettagli (purtroppo non è possibile: i lettori se la godranno per proprio conto) la fantastica scena del matrimonio: con i testimoni nervosi e frettolosi, le domande a tranello per verificare il grado di devozione dello sposo, i parenti, la madre piagnucolo­sa, lo zio invadente, i canti, il giro attorno alla sposa tenendo i lembi del fazzoletto. Dobbiamo, invece, arrivare di corsa all’alba: quando, stremati dai festeggiam­enti, marito e moglie: Sender Prager e Edye Barenboim, entrano nel nido con i paralumi rosa e risuona lo schiaffo. Altro che pura!

Ora, Sender Prager lo scapolo che ha usato tutta la vita le donne e che da questa donnina coi seni alti e i grandi occhi neri spalancati è stato ingannato in pieno, che deve fare? Ripudiare la sposa e di conseguenz­a incorrere nel dileggio del quartiere, o lasciare le cose come sono, far finta di niente, e tornare alla vecchia vita di gaudente nello studiolo? Farà così: tornerà a ingozzarsi d’alcol e a fornicare con le serve nello studiolo. Ma che sconfitta! Lui, Sender Prager, abbassatos­i davanti a quei bigotti, a quei finti giusti coi cappelli rivestiti di pelliccia! E con tutte le spese per la casa, per gli abiti, per il riceviment­o e il pasto gratis ai mendicanti!

Si può morire per una sconfitta come questa.

I poveri del quartiere non ci credono: un pranzo gratis per tutti È il proprietar­io che convola a nozze. E l’incredulit­à coglie anche i benestanti

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Nell’immagine: una procession­e matrimonia­le in un villaggio abitato da ebrei ( shtetl) dell’impero russo, in un’opera realizzata nel 1893 dall’artista Isaak Lvovich Asknaziy (1856-1902), autore di molti quadri di soggetto ebraico
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