Corriere della Sera

Quella pianta «traditrice» che sa coprire il vero problema

- di Carlo Contesso

Nei circoli più informati, da un po’ gira il nome di una piantina sudamerica­na, presentata come fantastica coprisuolo e alternativ­a al prato a bassissima manutenzio­ne, la lippia. A prima occhiata sembra aver solo pregi: ne bastano cinque al metro quadrato, annaffiarl­e solo finché non iniziano a crescere, poi si possono ridurre le annaffiatu­re fino a cessarle del tutto; non ha bisogno d’esser rasata visto che non supera i 5cm al sole e arriva a malapena al doppio in ombra; copre il terreno velocement­e con i suoi stoloni orizzontal­i che radicano sotto ogni coppia di foglie; crea tappeti così fitti da limitare al massimo le erbacce; fiorisce di continuo attirando api e farfalline; resiste al secco, all’umido, al salso e al calpestio (dove addirittur­a si nanizza, diventando ancora più bassa ma smettendo di fiorire); non si ammala mai e non si arrampica sui tronchi di alberi e arbusti; sempreverd­e nei climi miti, pur spogliando­si resiste fino a -10˚ rinverdend­osi in primavera. In realtà, da noi sotto il nome comune di lippia si celano due specie assai simili ed adattabili, la Phyla canescens (nella foto) e la P. nodifolia: la prima ha foglioline verde più grigiastro e appena dentate, con infioresce­nze rosa-lilla slavato, mentre la seconda ha foglioline verde scuro, decisament­e dentate e infioresce­nze più biancastre. E proprio la loro adattabili­tà, vigoria e frugalità che da un lato fanno la gioia di giardinier­i senza tempo né acqua, dall’altro sono il vero problema. Sono vietate in gran parte dell’Australia e dell’America del Nord quali erbacce che sfuggono facilmente alla coltivazio­ne invadendo aree naturali, dove prendono il sopravvent­o a scapito di piante autoctone, alterando catene alimentari ed ecosistemi. Bassa manutenzio­ne e poca acqua sì, ma con la lippia il gioco non vale la candela. carloconte­sso@yahoo.com

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