Scontri e blocchi per respingere i bus dei profughi
Battaglia tra polizia, CasaPound e centri sociali
Dopo la rivolta dei residenti di Quinto (Treviso) contro i profughi, ecco la battaglia di Roma. Scontri e blocchi tra polizia, CasaPound e centri sociali. Ma la protesta si estende. Il ministro dell’Interno Alfano: «Qualcuno cerca l’incidente».
«Non si assaltano i cittadini che pagano le tasse per favorire l’ingresso di delinquenti: perché, comunque, sono clandestini». Sono volate sedie di plastica, schiaffi e manganellate ieri nel piccolo paradiso di Casale San Nicola, per forzare il blocco dei residenti e portare 19 profughi in un antico casale, stile Mulino Bianco. I primi di un gruppo di 100. «Ci ricattano, dicono che scenderanno a 60 se non facciamo casino, ma noi continueremo», denunciano i cittadini.
Una protesta annunciata da due mesi e mezzo. Esplosa, al momento dell’arrivo, alle 13 e a favore delle tv, del pullman con i rifugiati. Cavalcata da CasaPound e sostenuta da un gruppo di sfollati, accampati di fronte all’antica fattoria, dove aveva avuto sede un asilo per 25 bimbi, ridipinta e adattata a residenza per richiedenti asilo. Inutile la disobbedienza civile delle donne, sdraiate a terra per evitare il passaggio del pullman, e invece trascinate via. Inutili le balle di fieno date alle fiamme. Il blocco, per ordine del prefetto Franco Gabrielli, è stato forzato e il bilancio stilato più tardi dalle forze dell’ordine contava 14 agenti feriti e 2 manifestanti arrestati. Uno è Giorgio Mori, avvocato e consigliere di Fratelli d’Italia che manda a dire tramite il profilo Facebook di un amico a Gabrielli: «Ha vinto la battaglia, ma non la guerra». Il secondo è un ultrà della Roma appartenente a un altro gruppo di estrema destra.
La Procura ha aperto un’inchiesta sui fatti. Letti in chiave diversa al presidio: «Parlano di sassaiola. Ma dove sono i sassi? E non parlano delle donne che sono state picchiate».
Nel prestigioso quartiere abitato da avvocati, ingegneri, architetti, ma anche tassisti in pensione, l’accusa di razzismo viene respinta con forza. «I razzisti sono loro che portano questi ragazzi in un casale antico (e vincolato), senza fognature, senza fondamenta e senza servizi. Preso in affitto da una cooperativa senza i necessari permessi. A 4 Km dal negozio più vicino».
Mentre il clima politico si infuoca con l’annuncio di un imminente arrivo al presidio di Matteo Salvini che dice: «Non bisogna rompere le p... ai cittadini». «Le parate anti-immigrati a cui abbiamo assistito, a Roma come a Treviso, denunciano un odio antirazziale che va respinto», accusa Walter Verini (Pd) puntando il dito proprio contro «Lega Nord protagonista assieme a CasaPound della guerriglia a Roma». Daniela Santanchè chiede le dimissioni del ministro dell’Interno Alfano, per aver «scaricato gli immigrati come un pacco senza chiedere l’opinione ai cittadini».
Lui, ai suoi collaboratori, confida «amarezza». «Non si può scatenare il putiferio per 19 migranti. È come se qualcuno fosse alla ricerca dell’incidente e si sperasse che accada qualcosa di grosso», si sfoga. Auspicando che «da parte di tutti a partire dai media si levi una voce di ragionevolezza». «Ci sono programmi tv dedicati ogni sera alle paure sull’immigrazione. E quando poi ci si mette CasaPound, la succursale romana di Salvini, le cose peggiorano. Possibile che Roma non ce la faccia ad ospitare poche decine di migranti?», si domanda. E aggiunge: «Abbiamo un piano e lo porteremo avanti. Siamo attentissimi ai disagi reali della gente, ma non possiamo accettare il tentativo di cavalcare le paure». Per Alfano «la gente è impaurita perché c’è qualcuno che la impaurisce». «Capirei se i cittadini ci dicessero “rafforzate i presidi di polizia, temiamo un incremento della criminalità” e noi siamo già al lavoro per farlo», dice. A Casale San Nicola sarà inviato un presidio mobile. Ma, conclude, «non capisco chi dice che non si può accettare nemmeno un immigrato».
Inchiesta aperta Il quartiere respinge l’accusa di razzismo La Procura ha aperto un’inchiesta sui fatti