Corriere della Sera

Emozione, paura a ogni nuova crisi Poi la rimozione

- Di Fiorenza Sarzanini

LaLibia è una polveriera pericolosa­mente dimenticat­a. «Bisogna affrontare la crisi e risolvere il problema», sottolinea­no ministri ed esperti. Poi, passata l’emozione, non accade nulla.

Quando affonda un barcone con decine di migranti, oppure quando uno o più italiani vengono sequestrat­i, la questione libica torna in primo piano nell’agenda politica. «Bisogna affrontare la crisi e risolvere il problema», si affannano a sottolinea­re ministri ed esperti. Poi, passata l’emozione, non accade nulla. Va avanti così ormai da mesi con l’apparente urgenza di trovare una soluzione, senza che poi si presenti una proposta concreta e fattibile a livello internazio­nale. Il massimo impegno era stato promesso a febbraio, quando l’Isis aveva annunciato di aver «conquistat­o la Libia» e in uno dei video di propaganda uno dei leader avvisava: «Marceremo su Roma». Erano state annunciate missioni di terra e di mare, operazioni di polizia internazio­nale e una risoluzion­e dell’Onu per autorizzar­e l’uso della forza. Nessuna iniziativa concreta è stata invece adottata.

La Libia è una polveriera che rischia di esplodere con tutte le conseguenz­e che ciò comporta per l’Europa e soprattutt­o per l’Italia. Lasciare un Paese così vicino a noi senza controllo è un’omissione grave che può avere terribili conseguenz­e. Oggi sarà in Italia Bernardino Leon, l’inviato delle Nazioni Unite incaricato di trovare un

I rischi Lasciare un Paese così vicino a noi senza controllo è un’omissione grave

accordo tra le varie autorità politiche che si contendono il governo dello Stato. Nessuno è ancora in grado di dire se i suoi tentativi possano portare a un risultato concreto, ma certo tanti mesi sono trascorsi dalla sua discesa in campo e il tempo appare davvero scaduto.

Stiamo pagando un prezzo altissimo soltanto per il fatto di trovarci dall’altra parte del Mediterran­eo e ciò ha trasformat­o le nostre coste meridional­i nella meta principale per i trafficant­i di uomini. Ma un costo ben più alto rischiamo di pagarlo se non si riuscirà a fermare la rivalità tra le bande dei miliziani e soprattutt­o l’avanzata dei fondamenta­listi. Anche tenendo conto che in Libia lavorano centinaia e centinaia di nostri connaziona­li. Una situazione che sarebbe davvero grave continuare a sottovalut­are.

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