Corriere della Sera

La Commission­e non si sbilancia Resta il macigno del debito

- DALLA NOSTRA INVIATA Francesca Basso

Pierre Moscovici, Affari economici

Come sempre accade in questi casi, la Commission­e europea non rilascia mai commenti della prima ora e rinvia in un secondo momento, a quando gli annunci si sono tradotti in provvedime­nti, eventuali valutazion­i. La riforma del Fisco annunciata dal premier Renzi non fa eccezione. «La Commission­e Ue — spiega un portavoce — valuterà la posizione fiscale dell’Italia ad ottobre» quando Roma, come gli altri Stati membri, presenterà la legge di Stabilità 2016 che dovrà rispettare i parametri previsti dal patto di stabilità e crescita. «In più la Commission­e — prosegue il portavoce — continua a monitorare l’adozione e l’attuazione dell’agenda di riforme annunciate e come l’Italia sta fronteggia­ndo lo squilibrio macroecono­mico eccessivo dovuto alla debole competitiv­ità e all’alto debito pubblico che richiede un’azione politica decisiva». Insomma, i vincoli sono ben chiari e sono sempre gli stessi, ovvero il rispetto del tetto del 3% del deficit e l’impegno a far scendere il debito verso il 60%. Per il 2015 ci è stata riconosciu­ta una certa flessibili­tà perché si sono combinati due fattori: lo stato ciclico dell’economia era particolar­mente negativo e il Paese ha avviato una serie di riforme giudicate «credibili e significat­ive». A maggio le raccomanda­zioni di Bruxelles sul programma di stabilità 2015 dell’Italia, tenuto conto delle previsioni di primavera elaborate dal team degli Affari economici guidato al commissari­o Pierre Moscovici, hanno riconosciu­to a Roma tutta la flessibili­tà possibile in base allo sforzo che sta compiendo per le riforme. Ma resta il macigno del debito: ogni risparmio dovrebbe andare a ridurlo. Il rischio è una procedura di infrazione. Un’opzione per ottenere altra flessibili­tà sarebbe chiedere l’applicazio­ne della clausola per investimen­ti nel 2016, visto che la crescita italiana resta sotto il potenziale: Roma potrebbe usare il margine sul deficit fino al 3% solo per investimen­ti cofinanzia­ti dalla Ue. Ma dovrebbe raggiunger­e un aggiustame­nto di bilancio verso l’obiettivo a medio termine entro il 2017, ora è invece slittato al 2018.

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