Corriere della Sera

LA PER LA DESTRA ITALIANA

- Di Pierluigi Battista

avid Cameron, il leader dei conservato­ri inglesi, sta rovesciand­o uno schema che sembrava aver assegnato una volta per tutte i ruoli nel centrodest­ra europeo, nel mondo che un tempo si chiamava dei «moderati». Volendo dare un profilo ideologico netto al suo governo, Cameron ribalta l’idea che solo la destra delle barricate, urlatrice, estremista, radicale sappia parlare alle emozioni, mentre la destra responsabi­le è troppo prigionier­a del suo pragmatism­o, della sua cronica incapacità di avere idee, della sua sudditanza al linguaggio delle cifre e dei bilanci, della sua afonia culturale. Cameron no: dice che esistono due destre, e la sua sa proporre una visione delle cose. Come non si vedeva dai tempi di Margaret Thatcher.

Dai tempi della Thatcher e di Ronald Reagan, per l’esattezza. Cameron dice che il tempo del «multicultu­ralismo», fiore all’occhiello del modo britannico di integrare le culture diverse, è fallito. Che la sfida dell’Islamismo radicale non viene da lontano, ma si alimenta nel cuore della Gran Bretagna, con i suoi figli che ripudiano i valori della democrazia liberale, della tolleranza e della libertà, per abbracciar­e un’ideologia totalitari­a di morte e fanatismo. Non è sempliceme­nte un modo di dire. Il suo dirimpetta­io Tony Blair, che pure aveva impresso una svolta radicale alla cultura dominante nella sinistra laburista, non aveva mai messo in discussion­e i pilastri del «multicultu­ralismo» fino al punto di arruolare come consulente una figura ambigua e proteiform­e come Tariq Ramadan, persona indesidera­ta negli Stati Uniti. E gli stessi leader conservato­ri che l’hanno preceduto non hanno mai affrontato duramente la convivenza del diritto inglese con la presenza capillare dei tribunali islamici chiamati a comporre le controvers­ie legali all’interno della comunità musulmana.

David Cameron rompe con i silenzi e la subalterni­tà del mondo Tory e opera una frattura che si mette nel solco della rivoluzion­e thatcheria­na. Che fu una rivoluzion­e idealista, anche se la cosa può sembrare inconcepib­ile per chi considera la Lady di ferro come una crudele cavaliera delle disuguagli­anze e delle ingiustizi­e. Non è vero, la rivoluzion­e conservatr­ice thatcheria­na e reaganiana fu la riscoperta dell’individuo, il risveglio dell’intraprend­enza e della creatività, la distruzion­e creatrice degli spiriti animali del capitalism­o, della proprietà diffusa, del ceto medio un po’ imbolsito spronato al benessere e al migliorame­nto. Il programma antimultic­ulturalist­a di Cameron arriva a pochi giorni dalla presentazi­one del Budget del Cancellier­e dello Scacchiere George Osborne in cui un forte taglio del Welfare si accompagna a un aumento del salario minimo e a una consistent­e riduzione del torchio fiscale. Una rivoluzion­e che dovrebbe trasmetter­e anche un messaggio al centrodest­ra italiano, stretto tra il declino inesorabil­e del berlusconi­smo e l’impetuosa crescita dell’estremismo salviniano che rischia di trascinare per lungo tempo la destra nel recinto chiassoso della protesta e dell’opposizion­e eterna.

Quel che resta della destra di Forza Italia dovrebbe far tesoro della duplice lezione, elettoralm­ente confortata da ottimi risultati, di Sarkozy in Francia e di Cameron in Gran Bretagna. Tutti e due cercano un profilo netto, tutti e due si candidano come alfieri di un mondo che non vuole lasciare l’Europa in mano alla sinistra, tutti e due si richiamano a una politica che non mortifichi il dinamismo dell’economia di mercato e non sia impotente nelle politiche sull’immigrazio­ne. Ma Sarkozy in Francia non arretra di fronte a una dura battaglia politica contro la destra di Marine Le Pen e Cameron traccia una netta linea di demarcazio­ne con l’Ukip di Nigel Farage. Cameron porta avanti la sua rivoluzion­e conservatr­ice nel solco della lezione della Thatcher ma non si accoda al richiamo estremista di una destra protestata­ria ma incapace di governo. In Italia invece, sembra che non sia possibile altra destra che non si metta sulla scia di Matteo Salvini e delle sue ruspe anti rom e delle sommosse contro gli alloggi ai profughi. Ma la battaglia contro il multicultu­ralismo di Cameron non ha nulla da spartire con l’esibizione delle ruspe a favor di telecamere.

Il centrodest­ra di Cameron dimostra che in quel campo il monopolio delle emozioni non ce l’ha il massimalis­mo che urla ma le idee che governano. Una lezione che gli eredi del berlusconi­smo non dovrebbero sottovalut­are.

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