Corriere della Sera

«Non c’era nessun patto vincolante, la priorità era risollevar­e il gruppo»

L’avvocato Zanchetti: nel foglio solo i desiderata della famiglia-azionista

- Fabrizio Massaro

«Come Mediobanca ha sempre sostenuto, il “papello” non era un patto vincolante tra le parti né tantomeno un accordo occulto»: è soddisfatt­o l’avvocato Mario Zanchetti, difensore dell’amministra­tore delegato di Piazzetta Cuccia, Alberto Nagel, per l’archiviazi­one dell’inchiesta per ostacolo alla vigilanza nell’operazione FonsaiUnip­ol. «Si trattava sempliceme­nte di una lista di desiderata della famiglia Ligresti, vistata da Nagel solo per presa conoscenza, e certamente lontanissi­ma da un atto che doveva essere consegnato a qualsiasi titolo alla Consob. Non ho ancora visto l’atto ma mi sembra del tutto naturale che il pm Luigi Orsi abbia considerat­o insussiste­nte la notizia di reato».

Bisogna tornare alla concitata primavera di tre anni fa per inquadrare la firma di quel foglietto a quadretti, scritto a mano, avvenuta il 17 maggio 2012 nella sede di Compass a Milano. Il voto favorevole dei Ligresti — allora azionisti di controllo di Premafin e dunque, a cascata, di Fonsai — nelle assemblee era necessario per far passare la fusione con Unipol, funzionale al salvataggi­o del gruppo squassato dai debiti — circa un miliardo, in gran parte nei confronti di Mediobanca — e dalle spese colossali della famiglia Ligresti, e che porterà alla nascita del secondo polo assicurati­vo italiano dopo Generali, forte nel 2014 di 783 milioni di utile.

Salvatore e i figli Jonella, Giulia e Paolo — che per oltre dieci anni avevano utilizzato a fini personali milioni di euro di beni della compagnia — premevano perché venissero loro riconosciu­te le condizioni inizialmen­te poste durante la trattativa con Unipol a dicembre 2011, ovvero 45 milioni, la manleva legale e una serie di benefit. Per procedere nel salvataggi­o però Unipol aveva posto come condizione il non dover essere obbligata a lanciare un’opa a cascata su Premafin e Fonsai. La decisione spettava alla Consob, che pochi giorni dopo la firma del “papello”, il 22 maggio, stabilì che nessun beneficio poteva essere concesso ai Ligresti nell’operazione, a pena della perdita dell’esenzione dall’opa. «Con ciò», dice Zanchetti, «veniva escluso che fossero rispettate le promesse di benefici ai Ligresti, come la manleva, già formalizza­te in una side letter tra Ugf e Ligresti, che la Consob conosceva da tempo. E la commission­e l’ha deciso del tutto indipenden­temente dalle specifiche richieste dei Ligresti».

L’Opa Il nodo dell’esenzione dell’offerta pubblica di acquisto richiesta da Unipol alla Consob

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