Corriere della Sera

Delevingne seduce Hollywood: sono una ribelle anche sul set

«Esploro le inquietudi­ni giovanili, rifiuterei le commedie demenziali»

- Giovanna Grassi

Fascino La modella Cara Delevingne è nata a Londra il 12 agosto 1992. Sotto in una scena di «Paper Towns» (Città di carta), il film diretto dal regista Jake Schreier (interpreta­to da Nat Wolff) che era cresciuto con lei decide, grazie alle piccole tracce trovate negli appunti del suo diario e grazie alla complicità della di lei sorellina, di andare a trovarla con un lungo viaggio on the road».

Continua a raccontare: «Mi raggiunge in una casa sperduta nel nulla viaggiando dalla Florida alla North Carolina: il cuore del film, con tanti sogni e ferite dei ragazzi di oggi, è in questo lungo percorso. Nel film c’è un senso di disorienta­mento, anche di dolore, e allo stesso tempo qualcosa di profondame­nte romantico. Niente a che vedere con le tante sciocchezz­e che si vedono in molte commedie demenziali».

Intelligen­te e dialettica, dichiara: «Ho esplorato me stessa con Margo al centro di un copione da un libro che ho molto amato e che il New York Times ha posto in testa alla lista di quelli consigliat­i ai giovani/adulti. Perché Margo sparisce? Perché ha aspetti enigmatici, complessi nel carattere e il nostro è anche un film sull’amicizia, sull’affinità che si crea tra noi coetanei. Il titolo del libro e del film per me è davvero significat­ivo, si riferisce a una definizion­e creata dai cartografi Earnest G. Alpes e Otto Lindberg delle località e cittadine fantasma come sperdute nel nulla dei grandi spazi dell’America, in questo caso tra le montagne, le radure, i boschi e i sentieri senza fine delle montagne Catskill a circa 90 miglia da New York. I luoghi geografici, la loro natura e le società che generano hanno sempre significat­i nei libri di Green».

Spiega il senso profondo del film: «Che cosa voglio dire di questo amato ritratto dei giovani di oggi? Ogni adolescent­e sa, spesso con insoddisfa­zione, che cosa significa essere messo in una casella dai genitori, dagli insegnanti, dai gruppi di coetanei. Spesso, però, le verità più profonde dei ragazzi vanno molto oltre le etichette che vengono loro attribuite e il nostro film, infatti, va contro le più superficia­li impression­i che tanti di noi generano negli adulti».

Margot è per molti aspetti una proiezione di me stessa e mi identifico nelle sue fughe Io bisex? Confermo di essere quella che sono

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