«Pochi bloccano il Paese, il governo li fermi»
La leader Cisl Furlan: invece di attaccare noi Palazzo Chigi cambi le regole
«Certo, con 4 milioni e mezzo di iscritti tenere tutto assieme non è sempre facilissimo. Ma nella stragrande maggioranza dei casi ci si riesce. E questo grazie al senso di responsabilità e del bene comune che prevale rispetto al corporativismo. Invece di sollevare polveroni, il governo farebbe bene a cambiare alcune regole. Non per aiutare noi ma per aiutare tutti». Annamaria Furlan, segretario generale della Cisl, prova a non rovinarsi questo sabato di mezza estate. Dopo aver letto il nuovo attacco di Matteo Renzi su Alitalia e Pompei («se continua così dovremo difendere i sindacati da loro stessi») ha risposto via agenzia chiedendo al premier di «rinnovare subito i contratti pubblici scaduti da sei anni».
Il ragionamento è che senza un canale aperto con il governo, senza un riconoscimento reciproco, anche per il sindacato diventa più difficile tenere la base. Meno potere, meno presa sugli iscritti: con il rischio che la contrattazione si trasformi in guerriglia sindacale, specie in periferia o nei settori dove la concorrenza fra sigle è più forte. «È chiaro — riconosce Furlan — che senza contratto, un contratto chiesto anche dalla Corte costituzionale, il clima generale rischia di incattivirsi». Ma non è questo il vero problema secondo il segretario generale della Cisl. Lei ci tiene a partire da una premessa: «Noi siamo assolutamente contrari sia allo sciopero dei piloti Alitalia sia a quello che è successo a Pompei. Specie in questo momento, il turismo è una fonte di ricchezza straordinaria e quindi proteste del genere, per di più attuate nel pieno della stagione estiva, sono forme di autolesionismo».
Ma non è anche colpa del sindacato se non si riescono a evitare? «Dipende da cosa si intende per sindacato. Lo sciopero di Alitalia è stata fatto non da noi ma dal sindacato autonomo dei piloti. E il guaio è proprio questo». Quale? «Bastano poche persone per bloccare il Paese. Perché lo sciopero può essere proclamato da un sindacato che non rappresenta un’intera categoria, i lavoratori del trasporto aereo, ma una singola professione, e cioè i piloti di aereo». Secondo Furlan il problema sta (quasi) tutto qui: «Succede lo stesso anche per i treni, con i sindacati autonomi dei macchinisti. Ma non ho mai sentito il presidente del Consiglio prendersela con queste sigle. Preferisce generalizzare in modo pretestuoso contro i sindacati confederali che, primi fra tutti noi della Cisl, hanno invece un grande senso di responsabilità».
Poi c’è Pompei. Qui, tra scioperi a sorpresa e assemblee straordinarie, la vertenza dura da 20 anni. Ed è guidata da un sindacalista prima Uil e poi Cisl, al quale le deleghe erano state ritirate già ai tempi di Raffaele Bonanni. «Non condividiamo la sua linea — spiega Furlan — e lo abbiamo dimostrato interrompendo i rapporti con lui. Ma ora non possiamo farci nulla». Perché? «È stato eletto nelle Rsu, i rappresentanti sindacali unitari, quelli scelti con il voto di tutti i lavoratori». E quindi? «Con noi non c’entra più nulla. Semmai si potrebbe stabilire che quando uno di questi rappresentanti cambia sigla di appartenenza, debba ripassare di nuovo dal voto dei lavoratori. Ma è una cosa che non spetta a noi, la deve fare il governo, che invece preferisce attaccarci di nuovo. Capisco che la questione è tecnica. Ma messa così è troppo facile».
La linea «Siamo contrari sia allo sciopero dei piloti Alitalia sia a quello che è successo a Pompei» Il clima generale «È chiaro che senza contratto il clima generale rischia di incattivirsi» Lo sciopero, come per Alitalia, può essere proclamato non da chi rappresenta un’intera categoria ma dalle sigle autonome Non ho mai sentito Renzi prendersela con loro