Berlusconi: i fuoriusciti? Mestieranti Il leader dopo l’addio di Verdini: «Meglio soli che male accompagnati». E annuncia il ritorno in tv
Il refrain è lo stesso di tutti gli addii: «Forza Italia si è rafforzata. Meglio soli che male accompagnati». Lo dice Silvio Berlusconi commentando in pubblico — in una telefonata ad una convention azzurra nel Torinese — la rottura di Verdini e dei suoi, ormai prossimi alla costituzione di un gruppo autonomo al Senato che darà sostegno al governo sulle riforme e, con ogni probabilità, su altri temi delicati sui quali il governo potrebbe avere problemi di numeri.
«In Forza Italia erano saliti tanti mestieranti della politica, oggi sono venuti via e siamo rimasti noi che crediamo alla politica come servizio» dice l’ex premier accomunando le ultime uscite (i verdiniani, i fittiani) ai «32 che ci hanno tradito e sono diventati la stampella del governo», e cioè gli ex azzurri dell’Ncd.
E sarà pur vero, come ostentano gli azzurri, che adesso con l’approdo di Verdini e dei suoi ai margini del centrosinistra i problemi « saranno tutti di Renzi, il cui partito sta esplodendo». Ma è altrettanto vero che, come ammette Maurizio Gasparri dopo aver fatto notare a Berlusconi che se ne sono andati «tutti quelli che facevano le liste...», la mossa di «Denis fa male a tutti: a lui, che diventa il traditore e si chiude ogni spazio nel centrodestra senza guadagnare nulla nel centrosinistra dove non lo vogliono; a Renzi, che avrà problemi enormi nel partito se dovrà ricorrere alla loro pattuglia per sostenersi, e anche a FI, perché se i voti dei verdiniani diventano essenziali per le riforme i nostri sono meno determinanti per ottenere modifiche a riforme e legge elettorale».
Parole che però nel gruppo che sta per comporsi — «Azione Liberal-popolare» dovrebbe chiamarsi — non vengono più ascoltate né considerate. Il senatore Vincenzo D’Anna, uno degli uomini più vicini a Verdini, annuncia che la componente è pronta. E nonostante resti il mistero sulle vere adesioni, viste le tante smentite arrivate nei giorni scorsi, D’Anna assicura che «i numeri ci sono» e il gruppo verrà presentato la prossima settimana in una conferenza stampa assieme al «documento programmatico» che ne spiega finalità e senso.
Insomma, i dubbi sulla reale consistenza del drappello non sembrano preoccupare Verdini e i suoi: «Saremo 10, 11 o 12 senatori», comunque quelli necessari e non ci sarà alcun «passaggio al Pd», ma piuttosto il tentativo di costruire un nuovo nucleo centrista. Il passaggio in effetti non sembra alle viste, anche per la furiosa contrarietà di quasi tutti nel Pd. Ma le conseguenze dello strappo dei verdiniani si vedranno alla ripresa dell’attività politica, dopo l’estate. In un clima pesante, se è vero che il probabile capogruppo incaricato dei verdiniani, Lucio Barani, accusa Berlusconi di essere lui il «maestro delle cattive compagnie», visto che «di cattivi consiglieri ne ha avuti e ne ha ancora attorno» e «finirà solo come Craxi», dal quale alla fine «i “consigliori” sono tutti scappati».
Ma Berlusconi tira dritto, convinto di avere ancora la forza di ripartire. Il problema di Forza Italia? La sua assenza: «Al centrodestra manca Berlusconi, si sente la sua mancanza — dice di sé —: via la gatta, succede il disastro. Questo ha portato divisioni, separazioni, partenze».
A settembre, cioè dopo l’estate, «quando potrò tornare in televisione», tante cose cambieranno, promette, e Forza Italia potrà tornare a «quel minimo del 20%» che le compete. E magari si cercherà anche un modo per differenziarsi da una Lega le cui posizioni estremistiche creano disagio in parte del popolo azzurro: «Sulla questione dei Rom dico che il problema non si risolve con le ruspe».
Gli addii
Da tempo dentro Forza Italia ci sono tensioni tra il fondatore Silvio Berlusconi e alcuni esponenti di primo piano che hanno portato a clamorose rotture
Gasparri «La scelta di Denis fa male a tutti: noi perdiamo chi fa le liste e Renzi avrà guai nel Pd» L’ex coordinatore Per l’ex coordinatore a seguirlo saranno tra 10 e 12 senatori: «Niente passaggi ai dem»
La prima si è consumata in occasione delle elezioni regionali in Puglia. Con l’ex ministro Raffaele Fitto, già schierato su posizioni di dissenso rispetto alla linea del partito, la divergenza è nata sulla scelta del candidato (Forza Italia ha puntato su Adriana Poli Bortone, il deputato pugliese su Francesco Schittulli)
Fitto ha deciso di abbandonare gli azzurri con una pattuglia di parlamentari che al Senato hanno dato vita al gruppo dei Conservatori e Riformisti
L’altra rottura si è consumata nei giorni scorsi con l’ex coordinatore nazionale di FI Denis Verdini. Pur legato da uno storico rapporto con Berlusconi, il senatore toscano si è trovato in disaccordo sulla scelta di abbandonare il patto del Nazareno
Giovedì Verdini ha deciso di rompere gli indugi e di abbandonare Forza Italia per costituire un nuovo gruppo che con il nome di «Azione liberalpopolare