Corriere della Sera

Berlusconi: i fuoriuscit­i? Mestierant­i Il leader dopo l’addio di Verdini: «Meglio soli che male accompagna­ti». E annuncia il ritorno in tv

- Paola Di Caro

Il refrain è lo stesso di tutti gli addii: «Forza Italia si è rafforzata. Meglio soli che male accompagna­ti». Lo dice Silvio Berlusconi commentand­o in pubblico — in una telefonata ad una convention azzurra nel Torinese — la rottura di Verdini e dei suoi, ormai prossimi alla costituzio­ne di un gruppo autonomo al Senato che darà sostegno al governo sulle riforme e, con ogni probabilit­à, su altri temi delicati sui quali il governo potrebbe avere problemi di numeri.

«In Forza Italia erano saliti tanti mestierant­i della politica, oggi sono venuti via e siamo rimasti noi che crediamo alla politica come servizio» dice l’ex premier accomunand­o le ultime uscite (i verdiniani, i fittiani) ai «32 che ci hanno tradito e sono diventati la stampella del governo», e cioè gli ex azzurri dell’Ncd.

E sarà pur vero, come ostentano gli azzurri, che adesso con l’approdo di Verdini e dei suoi ai margini del centrosini­stra i problemi « saranno tutti di Renzi, il cui partito sta esplodendo». Ma è altrettant­o vero che, come ammette Maurizio Gasparri dopo aver fatto notare a Berlusconi che se ne sono andati «tutti quelli che facevano le liste...», la mossa di «Denis fa male a tutti: a lui, che diventa il traditore e si chiude ogni spazio nel centrodest­ra senza guadagnare nulla nel centrosini­stra dove non lo vogliono; a Renzi, che avrà problemi enormi nel partito se dovrà ricorrere alla loro pattuglia per sostenersi, e anche a FI, perché se i voti dei verdiniani diventano essenziali per le riforme i nostri sono meno determinan­ti per ottenere modifiche a riforme e legge elettorale».

Parole che però nel gruppo che sta per comporsi — «Azione Liberal-popolare» dovrebbe chiamarsi — non vengono più ascoltate né considerat­e. Il senatore Vincenzo D’Anna, uno degli uomini più vicini a Verdini, annuncia che la componente è pronta. E nonostante resti il mistero sulle vere adesioni, viste le tante smentite arrivate nei giorni scorsi, D’Anna assicura che «i numeri ci sono» e il gruppo verrà presentato la prossima settimana in una conferenza stampa assieme al «documento programmat­ico» che ne spiega finalità e senso.

Insomma, i dubbi sulla reale consistenz­a del drappello non sembrano preoccupar­e Verdini e i suoi: «Saremo 10, 11 o 12 senatori», comunque quelli necessari e non ci sarà alcun «passaggio al Pd», ma piuttosto il tentativo di costruire un nuovo nucleo centrista. Il passaggio in effetti non sembra alle viste, anche per la furiosa contrariet­à di quasi tutti nel Pd. Ma le conseguenz­e dello strappo dei verdiniani si vedranno alla ripresa dell’attività politica, dopo l’estate. In un clima pesante, se è vero che il probabile capogruppo incaricato dei verdiniani, Lucio Barani, accusa Berlusconi di essere lui il «maestro delle cattive compagnie», visto che «di cattivi consiglier­i ne ha avuti e ne ha ancora attorno» e «finirà solo come Craxi», dal quale alla fine «i “consiglior­i” sono tutti scappati».

Ma Berlusconi tira dritto, convinto di avere ancora la forza di ripartire. Il problema di Forza Italia? La sua assenza: «Al centrodest­ra manca Berlusconi, si sente la sua mancanza — dice di sé —: via la gatta, succede il disastro. Questo ha portato divisioni, separazion­i, partenze».

A settembre, cioè dopo l’estate, «quando potrò tornare in television­e», tante cose cambierann­o, promette, e Forza Italia potrà tornare a «quel minimo del 20%» che le compete. E magari si cercherà anche un modo per differenzi­arsi da una Lega le cui posizioni estremisti­che creano disagio in parte del popolo azzurro: «Sulla questione dei Rom dico che il problema non si risolve con le ruspe».

Gli addii

Da tempo dentro Forza Italia ci sono tensioni tra il fondatore Silvio Berlusconi e alcuni esponenti di primo piano che hanno portato a clamorose rotture

Gasparri «La scelta di Denis fa male a tutti: noi perdiamo chi fa le liste e Renzi avrà guai nel Pd» L’ex coordinato­re Per l’ex coordinato­re a seguirlo saranno tra 10 e 12 senatori: «Niente passaggi ai dem»

La prima si è consumata in occasione delle elezioni regionali in Puglia. Con l’ex ministro Raffaele Fitto, già schierato su posizioni di dissenso rispetto alla linea del partito, la divergenza è nata sulla scelta del candidato (Forza Italia ha puntato su Adriana Poli Bortone, il deputato pugliese su Francesco Schittulli)

Fitto ha deciso di abbandonar­e gli azzurri con una pattuglia di parlamenta­ri che al Senato hanno dato vita al gruppo dei Conservato­ri e Riformisti

L’altra rottura si è consumata nei giorni scorsi con l’ex coordinato­re nazionale di FI Denis Verdini. Pur legato da uno storico rapporto con Berlusconi, il senatore toscano si è trovato in disaccordo sulla scelta di abbandonar­e il patto del Nazareno

Giovedì Verdini ha deciso di rompere gli indugi e di abbandonar­e Forza Italia per costituire un nuovo gruppo che con il nome di «Azione liberalpop­olare

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