Corriere della Sera

Libertà per Pollard, la spia che tradì gli Usa

Rivelò segreti a Israele. A novembre dovrebbe uscire con la condiziona­le. Un segnale a Netanyahu

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il dipartimen­to della Giustizia ha lasciato capire che è la strategia già scelta — per ottenere un dono da elargire a Benjamin Netanyahu proprio quando la frattura tra i due Paesi sull’intesa iraniana sembra irrecupera­bile.

Nell’autobiogra­fia George Tenet, ex capo della Cia, ricorda di aver scritto a Bill Clinton: «Se concedi il perdono, mi dimetto domattina». Perché Netanyahu, al mandato d’esordio, aveva promesso prima di sedersi al tavolo per i negoziati di Wye Plantation: «Io siglo un’intesa con Yasser Arafat e tu devi liberare Pollard». Niente firma sotto l’accordo di pace e niente firma per l’amnistia.

Il rifiuto è arrivato anche da Bush padre e dal figlio. Che nel 2008 a Gerusalemm­e si è ritrovato a una cena di gala con Rafi Eitan, allora ministro per il partito dei Pensionati, l’agente che ha gestito Pollard. Da capo dell’Ufficio per le relazioni scientific­he, nome discreto da laboratori­o per una delle sezioni più intraprend­enti del Mossad, Eitan ha seguito l’operazione fin dal reclutamen­to, quando l’americano di origine ebraica ha offerto il suo aiuto: «Da ragazzo ho sempre voluto emigrare in Israele». Così tra i premi per le informazio­ni il Mossad gli ha dato la cittadinan­za in una cerimonia speciale ma clandestin­a.

Il sogno di andare a vivere nello Stato ebraico è distrutto dall’arresto all’uscita dall’ambasciata israeliana a Washington dove aveva cercato asilo con la moglie Anne. La coppia ha divorziato e Pollard dalla prigione ha sposato Esther, un’attivista di origine canadese che fa campagna a Gerusalemm­e per il suo rilascio. Tra i suoi bersagli c’è proprio Eitan, accusato di aver abbandonat­o Jonathan (avrebbe ordinato alle guardie dell’ambasciata di buttarlo fuori per evitare una crisi diplomatic­a) e di averlo spremuto troppo anche quando l’americano In carcere Jonathan Pollard, in North Carolina voleva lasciare, capiva di essere seguito, la sua paranoia cresceva. «L’appetito vien mangiando e i piatti erano così prelibati che il desiderio di averne sempre di più mi ha sopraffatt­o», ha provato a giustifica­rsi Eitan, 88 anni, che in Israele resta celebrato per aver comandato la squadra per la cattura del gerarca nazista Adolf Eichmann.

Il menu che gli serviva Pollard — ha ricostruit­o la Cia nel valutare il danno causato all’intelligen­ce — comprendev­a: uno studio in tre volumi sulla capacità militare saudita, immagini satellitar­i del reattore nucleare iracheno a Osirak dopo il bombardame­nto israeliano, dettagli sulle difese aeree egiziane, rapporti dalle ambasciate nei Paesi arabi. Non segreti fondamenta­li ma i servizi segreti americani non hanno ancora superato il trauma causato dal tradimento di Pollard a favore di un Paese alleato che avrebbe dovuto chiedere prima di sedersi a tavola.

@dafrattini

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