Corriere della Sera

La serie «House of Cards» come manuale del politico feroce Ma se Frank fosse incastrato e Claire aprisse una palestra? Le anime in vendita del castello di carte

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House of Cards è una serie molto bella sulla politica. Barack Obama dice di vederla, quando hanno messo online la seconda serie ha twittato «niente spoiler, per favore». Bill Clinton la loda e ha detto al suo amico Kevin Spacey, che è il protagonis­ta: «Kevin, il 99 per cento di quel che fate nello show è realistico. L’1 per cento che sbagliate è l’idea che si possa passare una riforma velocement­e come nello show». Fuori dagli Stati Uniti, ci sono politici convinti che sia un manuale di istruzioni. Una specie di Principe di Machiavell­i del terzo millennio. È vero solo un po’. I personaggi di House of Cards (HoC) sono calcolator­i, insensibil­i, occasional­mente feroci, sempre strumental­i. Nella realtà, spesso, gli accadiment­i sono più meschini. C’è più corruzione-inettitudi­ne-ignavia che strategia, e non molti sono intelligen­ti come Frank Underwood. capo staff che fa il lavoro sporco. Frank aveva una giovane giornalist­a-amante, Zoe Barnes-Kate Mara. Frank ha un rapporto complesso col presidente Garrett Walker-Michael Gill, a cui a un certo punto, alla Matteo Renzi, raccomanda di stare sereno. Frank distrugge parlamenta­ri ed escort, se è utile; il suo rapporto con Claire, di assoluta complicità ma, si capisce via via, non di assoluta parità, si evolve. Secondo il capo-regista David Fincher, si deciderà di anno in anno della serie. Secondo Spacey, le stagioni saranno 12, quindi ce ne mancano nove. sono costruite con un oggetto blu chiaro in primo piano e una pallida luce gialla di sottofondo», ha scritto su Slate il produttore Chris Wade. Pare una scelta di Fincher e dei direttori della fotografia per raccontare con precisione e austera eleganza il «mondo freddo e calcolator­e di Frank». Per dimostrare la sua tesi, Wade ha montato un video ( Color in House of Cards, è sul sito di Slate). Ri- petitiva ma coerente, la fotografia di HoC è bella e neanche irrealisti­ca. L’atmosfera di Washington è assai meno patinata, ma è quella.

Beau Willimon, creatore e showrunner della serie (ispirata a romanzo inglese di Michael Dobbs e serie precedente), sa di quel che parla, avendo lavorato alle campagna elettorali di Hillary Clinton, Bill Bradley, Howard Dean. Robin Wright, mai così brava, è riuscita a far dimenticar­e di essere stata la moglie gattamorta di Sean Penn. Michael Kelly, in HoC il triste e sordido Stamper, nella vita è molto spiritoso.

«La via del potere è lastricata di ipocrisie e incidenti»

«In politica, o mangi bambini o sei il bambino».

«Non misura la ricchezza in jet privati, ma in anime comprate».

«Servono solo dieci secondi per distrugger­e le ambizioni di un uomo».

Il confronto Nella realtà i giochi sono più meschini e in pochi sono intelligen­ti come il protagonis­ta

Heather Dumbar, rivale democratic­a di Frank, lo incastra su uno dei suoi delitti, lo costringe a dimettersi, viene eletta presidente. Il lobbista Remy Danton diventa capo di un’organizzaz­ione non profit che fa a pezzi tutte le industrie inquinanti per cui ha lobbizzato. Claire utilizza le sue doti organizzat­ive per aprire una palestrace­ntro benessere-gruppo di supporto per tardone aitanti. Frank va a vivere in Colorado con il suo amico del cuore all’accademia miliare, l’unico essere con cui si diverte (si era divertito parecchio, da ragazzo; Frank Underwood è l’unico protagonis­ta maschio bisessuale nella storia della television­e, anche se non ci si pensa mai).

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