Corriere della Sera

LO SPRECO TECNOLOGIC­O CHE PUÒ COSTARE IL CARCERE

- Di Elisabetta Rosaspina

Non importa che sia difficile coglierli in flagrante, la Francia ha deciso di mettere in guardia i produttori di elettrodom­estici, telefonini, computer, stampanti e altri generi tecnologic­i programmat­i per rompersi proprio poco dopo la scadenza della garanzia.

Per invecchiar­e prima del tempo, insomma, e per essere difficilme­nte riparabili, secondo l’amabile giudizio del tecnico o del commercian­te al consumator­e: guardi, le conviene comprarne uno nuovo. Magari l’appetitoso ultimo modello. Neppure lui, purtroppo, fatto per durare.

Dimostrare il dolo del fabbricant­e sarà un’impresa, ma da questa settimana l’«obsolescen­za programmat­a» è reato, oltralpe, e punibile non solo con 300 mila euro di multa, che forse sarebbero trascurabi­li per qualche gigante dell’elettronic­a, ma anche con due anni di carcere.

Grazie alla legge sulla «transizion­e energetica» appena provata dal Parlamento francese, l’obsolescen­za pianificat­a ora ha una definizion­e giuridica: è «quell’insieme di tecniche con le quali un produttore mira a ridurre deliberata­mente la durata della vita del prodotto per aumentarne il tasso di sostituzio­ne». È una definizion­e ancora troppo vaga, sostengono i difensori dei consumator­i e gli avversari dello spreco, così da rendere complicato individuar­e il dolo.

In realtà un precedente internazio­nale esiste: la Apple era stata accusata una dozzina di anni fa di aver messo sul mercato uno dei suoi primi iPod con una batteria destinata a durare 18 mesi e a rivelarsi poi insostitui­bile. Il processo però si era concluso con un accordo e il risarcimen­to dei clienti.

Le tecniche per indurre i clienti a buttare e ricomprare sono tante: ma di solito basta modificare anche un solo componente dell’apparecchi­o, rendendo irreperibi­le il pezzo di ricambio. Starà ora ai giudici francesi stabilire la linea di confine fra truffa e progresso.

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