LO SPRECO TECNOLOGICO CHE PUÒ COSTARE IL CARCERE
Non importa che sia difficile coglierli in flagrante, la Francia ha deciso di mettere in guardia i produttori di elettrodomestici, telefonini, computer, stampanti e altri generi tecnologici programmati per rompersi proprio poco dopo la scadenza della garanzia.
Per invecchiare prima del tempo, insomma, e per essere difficilmente riparabili, secondo l’amabile giudizio del tecnico o del commerciante al consumatore: guardi, le conviene comprarne uno nuovo. Magari l’appetitoso ultimo modello. Neppure lui, purtroppo, fatto per durare.
Dimostrare il dolo del fabbricante sarà un’impresa, ma da questa settimana l’«obsolescenza programmata» è reato, oltralpe, e punibile non solo con 300 mila euro di multa, che forse sarebbero trascurabili per qualche gigante dell’elettronica, ma anche con due anni di carcere.
Grazie alla legge sulla «transizione energetica» appena provata dal Parlamento francese, l’obsolescenza pianificata ora ha una definizione giuridica: è «quell’insieme di tecniche con le quali un produttore mira a ridurre deliberatamente la durata della vita del prodotto per aumentarne il tasso di sostituzione». È una definizione ancora troppo vaga, sostengono i difensori dei consumatori e gli avversari dello spreco, così da rendere complicato individuare il dolo.
In realtà un precedente internazionale esiste: la Apple era stata accusata una dozzina di anni fa di aver messo sul mercato uno dei suoi primi iPod con una batteria destinata a durare 18 mesi e a rivelarsi poi insostituibile. Il processo però si era concluso con un accordo e il risarcimento dei clienti.
Le tecniche per indurre i clienti a buttare e ricomprare sono tante: ma di solito basta modificare anche un solo componente dell’apparecchio, rendendo irreperibile il pezzo di ricambio. Starà ora ai giudici francesi stabilire la linea di confine fra truffa e progresso.