Corriere della Sera

Le banche vedono una ripresa più forte

Gros-Pietro: «Sforzo politico per la competitiv­ità degli istituti»

- F. Ch.

L’Abi vede la ripresa dell’economia, un po’ meno quella della redditivit­à delle banche. E su questo punto ieri è intervenut­o il presidente del Consiglio di gestione di Intesa Gros-Pietro, che ha auspicato uno sforzo della politica per farle tornare a essere competitiv­e.

Il dato di partenza è l’uscita dalla recessione. Secondo il rapporto Afo 2015-17, elaborato dall’Abi assieme agli Uffici studi delle principali banche in Italia, il Pil crescerà quest’anno dello 0,7% e nel biennio 2016-17 dell’1,6% annuo, grazie a un insieme di condizioni favorevoli quali il perdurante buon apporto delle esportazio­ni e il determinan­te contributo della domanda interna. I consumi dovrebbero riprendere (+0,9% in media nel triennio 2015-2017), così come gli investimen­ti e l’inflazione (che salirà dell’1,3% in media del biennio 2016-17). Secondo le elaborazio­ni dell’Abi, «la ripresa della domanda riuscirà ad allontanar­e definitiva­mente i rischi di deflazione». Gli impieghi all’economia dovrebbero aumentare di circa 120 miliardi nel triennio. Tutte condizioni che consentira­nno di centrare gli obiettivi di finanza pubblica e di riavvicina­re la nostra performanc­e economica verso quella media dell’area euro, fatto che non si verificava dall’inizio del Duemila.

Tutto bene nel panorama generale, un po’ meno in quello bancario. La redditivit­à bancaria continuerà a essere inferiore a quella pre-crisi: a fine 2017 gli utili netti delle banche dovrebbero ammontare a poco più di 10 miliardi, pari a un ritorno sul capitale (Roe) del 2,6 per cento. A questo concorre una non elevata crescita dei ricavi e un peso del rischio bancario che risente sia di un lento rientro delle sofferenze sia della pressione derivante dal nuovo quadro regolament­are e di supervisio­ne.

«Per competere nello scenario europeo — ha detto Gian Maria Gros-Pietro — occorre che gli istituti siano messi tutti sullo stesso piano. Tutte le banche della zona euro hanno la stessa moneta, la stessa autorità bancaria, ma operano in mercati che hanno normative diverse. Ad esempio una banca italiana che deve recuperare un credito ci mette il doppio del tempo rispetto a un istituto dell’Unione». Da qui l’invito a rivedere le norme.

Inflazione Scongiurat­o il rischio deflazione, i prezzi sono attesi in crescita dell’1,3% nel biennio

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