Corriere della Sera

F2i, corsa di Cina e Corea per investire in Italia Ravanelli: «Raccolti 1,25 miliardi, il 40% dall’estero». L’interesse degli stranieri per le nuove infrastrut­ture Si punta su banda larga, energie rinnovabil­i, aeroporti. Il primo fondo chiude i sei mesi c

- Ruolo dovrebbe Daniela Polizzi

In tutto sono più di 500 milioni. Capitali da Seul, Pechino, Londra e Parigi, pronti ad arrivare in Italia. Il focus è su aeroporti, fibra ottica, reti, energie rinnovabil­i e altre infrastrut­ture. Punto d’arrivo il fondo F2i, che ieri con questa provvista di capitali esteri ha chiuso a 1,25 miliardi la raccolta del secondo veicolo d’investimen­to dedicato alle infrastrut­ture. In cabina di regia di F21 presieduto da Bernardo Bini Smaghi, c’è l’amministra­tore delegato Renato Ravanelli, da dieci mesi al vertice dopo l’uscita di Vito Gamberale. «Abbiamo firmato dieci contratti negli ultimi 15 giorni, dopo un round negoziale durato sei mesi. Ma abbiamo superato l’obiettivo di raccolta», spiega Ravanelli. Tanto ci è voluto per preparare l’ingresso, tra gli altri, di China Investment Corporatio­n, fondo sovrano di Pechino con 700 milioni di asset gestiti, del fondo pensione sudcoreano National Pension Services, del gruppo bancario francese Bnp Paribas e di Edf investment­s che fa capo al colosso elettrico di Parigi.

5%

6,3%

6,7% storici di F2i, Cdp e grandi banche.

«Certo, perché essendo investitor­i di peso hanno chiesto di poter anche coinvestir­e a fianco di F2i, quindi direttamen­te. Il che vuol dire che i 500 milioni in larga parte dall’Asia possono triplicare fino a mobilitare 1,5 miliardi. Adesso c’è una compagine soci più frammentat­a. E questo piace agli investitor­i esteri. Per attirare i capitali esteri è stata comunque determinan­te anche l’elevata qualità dei nostri soci e sottoscrit­tori italiani che comprendon­o le due principali banche del Paese, Unicredit e Intesa Sanpaolo, la Cdp, le nove Fondazioni bancarie e i principali enti previdenzi­ali nazionali. Anch’essi ci hanno sostenuto in questo percorso . Poi hanno pesato i risultati dei nostri investimen­ti. Solo a titolo di esempio, il primo fondo lanciato da F2i chiuderà il primo semestre di quest’anno con un utile superiore a 180 milioni».

Cambia il focus sugli investimen­ti?

«Continuiam­o a puntare ad aggregazio­ni, a dare taglia a realtà più piccole per trovare sinergie. Il modello è quanto realizzato con 2i Rete gas, diventato il secondo distributo­re del settore dopo Italgas. Oppure quanto stiamo facendo nel settore delle rinnovabil­i e in quello aeroportua­le».

Con Enel green power resta aperto il progetto di mettere a fattor comune le attività nel fotovoltai­co?

«Con Egp il dialogo continua da tempo. Sono fiducioso che ciò possa portare a qualche iniziativa comune».

Il tema più caldo nelle infrastrut­ture italiane adesso è il piano per gli investimen­ti nella fibra ottica. Tra le vostre partecipaz­ioni di controllo c’è Metroweb, al centro del dibattito circa lo sviluppo della banda larga in Italia. Quale

avere? «In questi mesi si è discusso molto e talora con confusione. Partirei da due punti fermi: il primo è che il governo ha messo tra le priorità la diffusione della banda larga ritenendol­o un fattore abilitante allo sviluppo. Su questo non c’è discussion­e e da qui occorre partire. Il secondo è che Metroweb ha già cablato Milano e Bologna, si appresta a concludere la cablatura a Torino. La rete di Metroweb è aperta a tutti gli operatori di servizi di telecomuni­cazione. Metroweb ha il sostegno di soci importanti come F2i e il Fondo Strategico. E’ quindi l’operatore che può accelerare lo sviluppo richiesto dal governo e ancor prima dalle imprese e dai cittadini . Manca solo una chiarezza circa le reali intenzioni degli operatori di telefonia. Dalla velocità con cui saranno disponibil­i a trasferire i clienti oggi serviti dalla rete in rame su quella di nuova generazion­e dipenderà la velocità dello sviluppo infrastrut­turale. F2i è aperta al coinvolgim­ento nel capitale di Metroweb degli operatori che possano fornire questo contributo, tenuto conto della volontà espressa dalle Autorità di regolazion­e che la rete sia aperta».

E quindi anche Telecom dovrebbe rientrare in partita...

«Le porte di F2i sono aperte e il dossier è pronto. Ma manca ancora un fattore chiave. Ci vuole il piano degli incentivi annunciato dal governo, necessario per le aree a fallimento di mercato, ossia per le zoneche per densità abitativa e quindi di domanda, non giustifica­no la spesa per lo sviluppo della rete».

Come sono i rapporti con Cassa depositi e prestiti?

«Molto buoni. Oggi abbiamo un obiettivo comune che è sviluppare la rete del Paese attraverso Metroweb».

Ci sarà un terzo fondo nel percorso di F2i?

«Inizieremo a lavorarci. E forse questa volta sarà anche dedicato a sostenere le aziende italiane che vorranno investire nelle infrastrut­ture all’estero».

In arrivo un terzo fondo per sostenere le italiane che investono all’estero

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