«Pino Daniele, una fine forse inevitabile»
«Decadimento della funzione cardiaca». Pino Daniele, anche se fosse stato portato nei più vicini ospedali di Orbetello o Grosseto, con tutta probabilità non si sarebbe salvato. Certo, la decisione di andare a Roma per farsi visitare dal suo cardiologo di fiducia — sottoponendosi a un viaggio drammatico di oltre un’ora e mezza — complicò la situazione e di fatto cancellò ogni speranza. Ma in ogni caso il suo cuore era troppo malandato, la morte forse inevitabile.
A quasi 8 mesi dalla scomparsa del cantante, la consulenza depositata in Procura dai medici nominati dal pm Marcello Monteleone allontana un dubbio che aveva turbato tantissimi suoi fan: se fosse stato portato in una struttura sanitaria meno distante, oggi sarebbe ancora vivo? Proprio stasera Eros Ramazzotti e Jovanotti saranno insieme sul palco del San Paolo di Napoli per ricordare l’amico Pino, in un concerto-omaggio.
La novità emersa ieri ha chiarito la gravità del quadro clinico. Secondo i consulenti, il « decadimento » dell’attività cardiaca, ossia la perdita di energia del cuore, quella maledetta sera del 4 gennaio provocò un edema risultato fatale. Nella disperazione di quei momenti, fu deciso di non prendere un’ambulanza già chiamata e di precipitarsi nella capitale in auto. Al volante c’era la compagna del cantante, Amanda Bonini, che fu chiamata in causa dalla seconda moglie per questo «azzardo». Quella scelta, oggi, risulterebbe ininfluente. Gli inquirenti, che indagano per omicidio colposo, dovranno ora trarre le conclusioni, anche alla luce delle deduzioni dei legali della famiglia. «Restiamo in attesa delle determinazioni sull’eventuale iscrizione di responsabili nel libro degli indagati. Faremo presto le nostre valutazioni», ha detto Marco Mastracci, avvocato della moglie del cantante, Fabiola Sciabbarrasi.