Il teatro dolente di Milo Rau
Filodiretto tra Santarcangelo e Venezia, tra il 45esimo Festival e la Biennale Teatro che a meno di un mese di distanza presentano artisti in comune come Milo Rau e Collettivo Cinetico. Con la sua compagnia International Institute of Political Murder, il regista svizzero 38enne Rau (con Hate Radio alla Biennale) ha fatto pronunciare in piazza a Santarcangelo all’attrice Sascha O’Soydan il Memoriale di Breivik, il norvegese che il 22 luglio 2011 fece strage di 77 persone a Utoya. In video e in scena, la donna al leggio declama con distacco masticando chewing-gum. Tra inizio e fine deliranti sfilano concetti di omogeneità etnica, eredità delle Crociate contro l’Islam, lotta al marxismo. Cita come «modelli» sia gli americani delle bombe su Hiroshima e Nagasaki che «evitarono con un pugno di morti una carneficina ad oltranza» sia i giapponesi campioni tecnologici perché senza emigranti. Da trattenere il fiato.
Quasi in contemporanea gli ottimi attori iraniani di Amir Koohestani proponevano con Timeloss la sfida tra un uomo e una donna sullo sfondo delle guerre in Medio Oriente.
Il Festival, siglato dall’indagine sulla sessualità della danese Mette Ingvartsen, è stato ancora una volta aperto al mondo. Tra i gruppi italiani hanno trionfato i riminesi Motus con MDLSX, bellissimo solo di Silvia Calderoni sulla personale odissea ai confini del gender e una sorta di balli di Sfessania del Collettivo Cinetico (a Venezia nel Young Italian Brunch), folle danza mascherata che ha coinvolto il pubblico di strade e caffè.