Corriere della Sera

IL FUTURO NUCLEARE IRANIANO DOPO L’ACCORDO DI VIENNA

- Carlo Buratti buratticar­lo@tiscali.it

Ho seguito la vicenda dell’intesa sul nucleare con l’Iran e sono d’accordo. Ma pongo due domande: perché utilizzare l’energia nucleare quando l’Iran naviga su un mare di petrolio e gas metano? Ed infine perché sviluppare tale tecnologia in un Paese a così elevato rischio sismico?

Caro Buratti,

Il primo piano nucleare iraniano risale agli anni Settanta, durante il regno dello Scià Reza Pahlevi, e fu avviato con la collaboraz­ione di imprese americane. Era un periodo in cui molti credevano fermamente alla tesi di un rapporto del Club di Roma secondo cui la quantità di idrocarbur­i presente nel pianeta si sarebbe gradualmen­te esaurita. La realtà ha dimostrato che quella tesi era, quanto meno, prematura, ma altre circostanz­e, fra cui il cambiament­o climatico, rendono l’energia nucleare, per alcuni Paesi, fra cui il Giappone, ancora desiderabi­le.

Le segnalo che il governo giapponese, nonostante il maremoto del marzo 2011 e i gravi danni subiti dalla centrale di Fukushima, continua a progettare nuove centrali. Non è sorprenden­te quindi che anche l’Iran, dopo la rivoluzion­e del 1979, abbia deciso di continuare la politica dello Scià.

Vi era nella scelta degli Ayatollah una inconfessa­ta strategia militare? Il governo di Teheran e il leader supremo lo hanno sempre smentito, ma l’ipotesi non è completame­nte infondata. Il crollo del regno di Reza Pahlevi e la nascita della Repubblica islamica non sono piaciuti agli Stati Uniti. Quando l’Iraq approfittò della presunta debolezza del nuovo regime iraniano per una guerra che sarebbe durata dal 1980 al 1988, gli Stati Uniti aiutarono Saddam Hussein e chiusero un occhio sulle sue colpe (fra cui l’uso dei gas). Se si affaccia alla finestra della sua regione, l’Iran vede non meno di sei Paesi che hanno armi nucleari: la Russia, l’India, il Pakistan, la Cina, Israele e gli Stati Uniti, presenti nel Golfo con le loro basi. I Paesi nucleari che hanno negoziato con l’Iran l’accordo di Vienna (Cina, Francia, Gran Bretagna, Russia, Stati Uniti) hanno voluto clausole che dovrebbero impedire all’Iran di costruire l’arma nucleare. Ma nessuno di essi, in questi anni, ha rinunciato ad aggiornare il proprio arsenale.

Se i negoziati con l’Iran fossero stati accompagna­ti dall’impegno a eliminare progressiv­amente l’arma nucleare, la posizione morale di coloro che l’hanno già sarebbe stata molto più forte. Resta da vedere, naturalmen­te, come l’accordo verrà applicato, da una parte e dall’altra. Non credo che l’Iran abbia l’intenzione di costruire segretamen­te un ordigno nucleare. Credo tuttavia che voglia essere in condizione di farlo, il più rapidament­e possibile, in caso di necessità. Gli americani non possono ignorare che questa è già la linea di un loro alleato, il Giappone.

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