Corriere della Sera

Nibali, il peso delle feste e dell’Astana

Vincenzo: «Il futuro? Ora penso alla Vuelta, poi faremo progetti»

- Marco Bonarrigo

ALPE D’HUEZ Voilà Nibalì. Taglia il traguardo, rifiata, si cambia nel bagagliaio di un furgone della tv: i ciclisti sono tipi adattabili. La rincorsa al podio del Tour non è riuscita. Gli alibi tecnici non mancano, ma lui non li invoca: «A inizio salita ho infilato la ruota in una fessura dell’asfalto e tagliato la gomma. Quando ho cambiato bici è iniziata la bagarre. Sfortuna? No, ciclismo. È stata una rincorsa: sono arrivato nella scia di Froome ma poi ho dovuto proseguire a un ritmo più tranquillo. Avessimo cominciato l’Alpe assieme, sarei arrivato con lui. Più forte no, non credo».

Il quinto Tour di Vincenzo Nibali finisce ai piedi del podio: quarto a 8’36”. Metà del ritardo l’ha accumulato sulla prima salita pirenaica, il resto tra il vento della Zelanda e un paio di «muri» dove gli sono mancati, nell’ordine, i riflessi, la squadra, le gambe. La bastonata dei Pirenei l’ha paradossal­mente rimesso in careggiata. «Mi ha tolto il peso enorme che ho addosso da quando sono sceso dal podio del 2014. Mi sentivo osservato, atteso al varco. A un certo punto è diventato un incubo».

Nibali lo stress l’ha sempre gestito facilmente, senza bisogno degli strizzacer­velli che supportano Sky. «Hanno pesato le feste, le attenzioni che giustament­e devo a mia figlia, la responsabi­lità. I casini dell’inverno? Anche loro». I casini: licenza ad Astana revocata, assegnata, sospesa, confermata. Due kazaki dopati, il manager Vinokourov sempre discusso. «Capirei le accuse dirette, ma mi chiedono di fatti e persone che non conosco». Poi Vinokourov, il boss kazako. Paga bene (Vincenzo guadagna 4 milioni a stagione) ma chiede tanto e non solo sul fronte agonistico. Ecco i viaggi-procession­e nella remota Astana per omaggiare politici locali, la rinuncia all’amato Giro di Lombardia per partecipar­e all’insignific­ante giro di Alma Ata. Alla domanda sul suo potere discrezion­ale in termini di scelta dei compagni e delle corse, Nibali risponde secco: «Zero». Dispone Vinokoruov, insomma. Poi la squadra.

Non tutto è andato liscio, negli ultimi mesi. Abituato a crearsi il suo nucleo di comfort, Vincenzo ha avuto qualche incomprens­ione con i compagni: il fronte italiano sembra più vicino a Fabio Aru. E adesso? «Adesso si ricomincia? Una settimana di vacanze, poi la Vuelta. Poi comincerò a ragionare con la mente più libera. Parleremo, faremo progetti».

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