Corriere della Sera

Il piano di Alfano: pronti a chiudere altre discoteche

Il ministro: ci si può divertire fino all’alba senza droga e alcol

- Di Fiorenza Sarzanini

«Contro lo sballo che uccide adotteremo la tolleranza zero. Non possiamo rimanere a guardare i ragazzi distrugger­si il cervello e rischiare la vita. Se non addirittur­a perderla»: così al Corriere il ministro dell’Interno, Angelino Alfano.

Ministro Angelino Alfano, lei crede davvero che chiudere le discoteche serva a fermare lo spaccio di stupefacen­ti?

«Non si tratta di risolvere il problema dello spaccio, ma di impedire che i locali notturni diventino vere e proprie centrali per l’approvvigi­onamento di sostanze proibite».

Dunque conferma la linea dura?

«Continuere­mo a prendere provvedime­nti severi in materia di prevenzion­e e repression­e, ma su un punto voglio essere chiaro: non esiste linea dura contro le discoteche, ma contro la vendita e la cessione di droga nelle discoteche. Fino a che i locali rimangono luoghi di divertimen­to, i gestori possono contare sulla collaboraz­ione delle forze dell’ordine. Ma contro lo sballo che uccide adotteremo la tolleranza zero. Non possiamo rimanere a guardare i ragazzi distrugger­si il cervello e rischiare la vita. Se non addirittur­a perderla».

Vuol dire che disporrete la chiusura di altri locali?

«Agiremo contro coloro che non rispettano la legge».

Il provvedime­nto di sequestro del Cocoricò è scattato dopo la morte di Lamberto Lucaccioni, un giovane di appena 16 anni. Non si poteva intervenir­e prima?

«Questa sarà materia di ricorso».

Lei parla di prevenzion­e. Che cosa state facendo?

«Io ritengo che i controlli a tappeto nei locali dove più alto è il rischio di spaccio siano la strategia più efficace. Sono le questure a decidere le modalità operative. Ho emanato direttive affinché vengano effettuati il maggior numero di interventi per verificare le condizioni dei conducenti. Se vogliamo ottenere risultati, abbiamo bisogno della collaboraz­ione di tutti». A chi si sta rivolgendo? «Ai cittadini, soprattutt­o ai genitori. Il numero verde attivato per le segnalazio­ni relative alle scuole ha avuto un successo inaspettat­o. Contiamo di poter raggiunger­e lo stesso obiettivo in questo settore».

I gestori del Cocoricò lamentano un danno di oltre due milioni di euro causati dalla chiusura di quattro mesi.

«Voglio essere chiaro nei confronti di chi fa impresa nel settore dell’intratteni­mento: noi puntiamo alla collaboraz­ione con loro perché riteniamo che la prevenzion­e aiuti il loro business. Credo che di fronte alla morte di un giovane di 16 anni per droga in una discoteca, oltre alla perdita per il Paese ci sia un grave danno proprio per l’immagine di chi gestisce i locali».

Dicono che la sanzione è troppo severa.

«Abbiamo il dovere di seguire la linea dura».

Anche Matteo Salvini fa questo commento.

«Non mi dica così altrimenti mi chiedo dove ho sbagliato».

Sui social network si è scatenata la polemica. Molti dicono che allora dovreste chiudere le autostrade per prevenire gli incidenti stradali oppure gli stadi per fermare la violenza. Che cosa risponde?

«Quella delle strade mi sembra una boutade, per quanto riguarda gli stadi vorrei ricordare che di fronte a episodi di violenza imponiamo le “porte chiuse” oppure il divieto di trasferta».

Ma in discoteca non si rischia di arrivare al proibizion­ismo?

«Esattament­e il contrario: lo spaccio in Italia è fuorilegge. Non possiamo consentire che ci siano zone franche. Noi siamo interessat­i a mantenere gli spazi del divertimen­to e dello sport bilanciand­o le misure da adottare con meno invasività possibile. Ma al centro della nostra attenzione c’è la vita delle persone».

I gestori del Cocoricò dicono di aver avuto la stessa preoccupaz­ione. Non ci crede?

«Voglio dirlo con grande chiarezza: c’è una dimensione ancor più insopporta­bile che è quella riguardant­e i minorenni. Non possiamo consentire di lasciare aperti luoghi in cui a drogarsi e ubriacarsi siano ragazzini che hanno meno di 18 anni».

Che cosa risponde a chi dice che chiudendo i locali i giovani continuera­nno a sballarsi altrove?

«Per ogni mondo in cui si annida la criminalit­à noi facciamo misure adeguate. Non ci interessa generalizz­are. Le leggi sono uguali per tutti, le misure e gli strumenti si differenzi­ano in base ai settori di intervento. In materia di prevenzion­e

Non vogliamo combattere le discoteche, puntiamo a collaborar­e con loro come con le famiglie e i cittadini Non è un derby tra applicazio­ne delle norme e livelli occupazion­ali

devono essere modulati in maniera da essere efficaci».

I gestori del Cocoricò propongono il Daspo per spacciator­i e consumator­i abituali.

«Non mi sembra una cattiva idea, terrò conto di questo suggerimen­to all’interno del disegno di legge sulla sicurezza urbana. In ogni caso voglio ribadire che il provvedime­nto di chiusura ha una natura amministra­tiva, non ha intento punitivo contro il proprietar­io o l’impresa di gestione».

Però loro lamentano la perdita del posto di lavoro per circa 200 persone.

«Messa così sembra un derby tra l’applicazio­ne della legge e i livelli occupazion­ali. Il questore di Rimini era tenuto ad applicare le leggi e lo ha fatto in maniera egregia dopo aver approfondi­to ogni aspetto della vicenda».

Annunciano ricorso al Tar. Questo vi preoccupa?

«No, anzi conferma che si tratta di una sanzione amministra­tiva. I giudici valutino serenament­e e noi prenderemo atto della loro decisione».

Alcuni esponenti del suo partito l’Ncd si sono mostrati in disaccordo con il provvedime­nto. Era una critica a lei?

«Chi rappresent­a istanze del territorio è particolar­mente attento alla esigenze occupazion­ali e imprendito­riali. Noi pensiamo di salvaguard­are l’impresa dell’intratteni­mento tenendo lontano pusher e droga e riafferman­do che ci si può divertire fino all’alba anche senza impasticca­rsi o ubriacarsi di superalcol­ici».

Tenendo lontani i pusher e le sostanze stupefacen­ti crediamo che si salvaguard­i l’impresa

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