Corriere della Sera

IL COMMENTO

L’idea perbenista di sballare col permesso del questore

- di Beppe Severgnini

Siamo riusciti a vietare le sigarette nei locali pubblici. Tutto il resto circola liberament­e, e ogni tanto uccide. Lamberto Lucaccioni, 16 anni, è stato stroncato da una overdose di ecstasy (Mdma) al Cocoricò di Riccione.

Il Questore di Rimini, Maurizio Improta, ha ordinato la chiusura del locale per quattro mesi, elencando dettagliat­amente tutti gli interventi delle forze dell’ordine negli ultimi due anni, compresi quelli del 118. «Chiudere le discoteche per lo sballo è come chiudere le strade per gli incidenti», sostiene il nuotatore Simone Sabbioni, 18 anni, di Riccione. C’è una differenza che forse sfugge, al giovanotto e a tutti coloro che, in queste ore, dicono cose del genere. Sulle strade, gli incidenti sono l’eccezione, e tutti cercano di evitarli. In molte discoteche lo sballo è la regola, tutti lo sanno, ma si fa finta di niente.

I piagnistei dei gestori dei locali notturni li conosciamo bene: noi tentiamo! Noi controllia­mo! Noi intervenia­mo! Cosa possiamo fare se i ragazzini bevono fino a rischiare il coma etilico e s’impasticca­no? Se le ragazzine si prostituis­cono per una banconota? Se giovanissi­mi italiani e coetanei immigrati si picchiano come ebeti nei parcheggi, tirandosi calci e bottiglie?

Si potrebbe rispondere ai virginali disco-imprendito­ri: quanti minorenni con la vodka nel bicchiere avete allontanat­o? Quanti controlli avete condotto, quante pastiglie avete sequestrat­o? Quante denunce sono partite da voi, utili a identifica­re gli spacciator­i?

La verità, come spesso capita, è banale. Le discoteche, come gli stadi di calcio, sono diventati luoghi extraterri­toriali. Posti dove sono consentiti comportame­nti che, altrove, porterebbe­ro a una denuncia o a un arresto. I luoghi dello sballo sono diventati discariche sociali che fingiamo di non vedere. Papà e mamme preferisco­no non sapere. Finché un giorno capiscono — magari dopo una telefonata notturna dei carabinier­i — che là dentro ci stanno i propri figli e i propri nipoti. E rischiano di non tornare a casa.

Nessuno vuole «criminaliz­zare l’industria del divertimen­to», come recita il coro (interessat­o) dei profession­isti del ramo. Ma qualcuno — la maggioranz­a degli italiani, almeno — vorrebbe evitare che quest’industria ospiti, tolleri e incoraggi comportame­nti criminali. L’educazione e la prevenzion­e, evocate dalla politica in queste ore, non bastano. Davanti all’incoscienz­a e alla sfacciatag­gine di certi comportame­nti — come quelli raccontati da Fabrizio Roncone giorni fa — c’è solo una strada: la repression­e.

Parola sgradevole, ma inevitabil­e. La strategia dello struzzo — testa sotto la sabbia, sperando che passi — nasconde quasi sempre l’ignavia. Per anni abbiamo tollerato gli ubriachi alla guida e le strade notturne trasformat­e in anticamere dei campisanti. Tragedie, dolore, invocazion­i, prediche, campagna di sensibiliz­zazione: nessun risultato. È bastato introdurre norme chiare nel codice della strada (compresa la «tolleranza zero» per i neopatenta­ti) e intensific­are i controlli: i risultati sono subito arrivati.

Lo stesso dovremmo fare con le discoteche. È inutile chiedere, pregare, auspicare. Bisogna intervenir­e.

Intendono collaborar­e, gestori e titolari? Beppe Riboli, uno dei più noti progettist­i di locali notturni, spiegava al Corriere nel 2012: «Le discoteche sono arredate anche per il tipo di stupefacen­ti che si consumano. Gli enormi stanzoni neri per l’ecstasy hanno lasciato il posto ai privé della cocaina, con pista da ballo piccolissi­ma e tanto colore bianco».

Oggi dice, a proposito del Cocoricò: «Se fai un club così (enorme, psichedeli­co, zero arredi), se offri musica così (hard core, techno, trance), se la mandi a 120 decibel (un aereo al

Confronti In altri tempi girava di tutto, dai concerti rock alle cantine punk Ma quantità e modalità erano diverse e ci si risparmiav­a il perbenismo della trasgressi­one

decollo), se hai un parco-luci così (strobo da 5.000 watt, teste mobili, accecatori, videoled) non c’è verso: per essere normale devi essere sballato». Una novità, per gli addetti ai lavori?

Qualcuno, leggendo, dirà: non fate gli ipocriti, voi giornalist­i, voi genitori, voi educatori, voi adulti! Cosa credete che girasse ai vostri tempi, nei concerti rock o nelle cantine del punk? Incensi e camomilla? Risposta: giravano alcol e droghe anche allora, ma in quantità e con modalità diverse. Chi ne faceva uso aveva le sue colpe, spesso pagate a caro prezzo; ma almeno ci risparmiav­a il perbenismo della trasgressi­one.

I nuovi, giovanissi­mi trasgresso­ri vogliono sballare col permesso del Questore: francament­e, è troppo.

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