Corriere della Sera

I nuovi angeli di Firenze ferita

Cittadini che scendono in strada o nei giardini per pulire muri imbrattati o potare le piante «Un po’ di fatica c’è, ma la soddisfazi­one è enorme»

- Di Riccardo Bruno

Dopo l’alluvione, quasi 50 anni fa, apparvero a Firenze gli «angeli del fango». A risollevar­e e a ripulire la città dopo il nubifragio di sabato scorso ecco i «nuovi angeli»: cittadini e profughi.

Il signor Simone scende dal suo appartamen­to, al secondo piano in via del Fico, alle spalle della basilica di Santa Croce, e offre quello che ha in casa, un barattolo di fagioli e una bottiglia d’acqua fresca. «Grazie, questo è per voi». Per gli «Angeli del bello», che a Firenze non sono apparizion­i celestiali, ma volontari in carne e ossa che ogni giorno scendono in strada o nei giardini, per pulire un muro imbrattato o potare cespugli di rose.

Lo fanno da 5 anni, sono già 1.800, divisi in gruppi e per quartiere. A Firenze non serve come a Roma il tweet di un attore, o la devastazio­ne dei black bloc come a Milano. Gli angeli ci sono sempre, come ieri in via del Fico. Vincenzo, 55 anni, ex imbianchin­o, da otto mesi non manca un appuntamen­to. «Mi piace farlo, sto in compagnia e do una mano alla città». Marzia e Roberta, 61 anni entrambe, affrontano insieme con acetone e acquaragia un vecchio portone. «Un po’ di fatica c’è, ma quando hai finito la soddisfazi­one è enorme».

Il segreto di Firenze è passione e organizzaz­ione, non solo disponibil­ità a fare qualcosa per gli altri ma una struttura che lo rende possibile. Gli «Angeli del bello» sono una fondazione di partecipaz­ione, voluta dalla Quadrifogl­io (l’azienda per i servizi d’igiene della città) e l’Associazio­ne partners Palazzo Strozzi. Si dividono nei «Graphiti kommando» che si dedicano a ripulire le strade («Dalle scritte vandaliche, non dai disegni artistici dei writer», ci tengono a precisare), e negli «angeli del verde» che adottano un parco e se ne prendono cura. «Ma per noi la funzione più importante è quella didattica e civica — si entusiasma Giorgio Moretti, presidente sia della fondazione che della Quadrifogl­io Spa —. Il messaggio che vogliamo trasmetter­e a tutti è: abbiate cura del vostro territorio».

Un modello che all’inizio poteva sembrare azzardato, le istituzion­i che gestiscono la spontaneit­à dei cittadini, il privato che si affida a chi ha anche doveri pubblici, ma che ha funzionato. Stamattina in via del Fico ci sono anche Letizia, 21 anni, e Francesco, 31, consiglier­i della zona 3. «Ogni mese organizzia­mo il sabato del quartiere. La cosa più bella è vedere le persone che scendono da casa per darti un mano».

Nella città dove quasi cinquant’anni fa, dopo l’alluvione, apparvero i primi «angeli», quelli del fango, il desiderio di rendersi utile è per fortuna un vizio diffuso. Anche sabato scorso c’è stato un nubifragio che ha straziato la parte sud della città. Alla piscina Bellariva ieri c’erano gli atleti con le famiglie a pulire la vasca dai tronchi d’albero, più in là diciotto migranti hanno lasciato il centro di accoglienz­a per sgomberare il Lungarno Colombo dai detriti; e il presidente degli Angeli del bello parlando con il sindaco ha avuto l’idea di utilizzare i fondi, che saranno raccolti durante la festa di ottobre della fondazione, per acquistare e piantare nuovi alberi al Parco dell’Albereta, sventrato

Progetto pilota L’esperienza toscana precede i casi di Roma e Milano: nata 5 anni fa oggi coinvolge 1.800 persone

dalla tromba d’aria.

Alessandra Zecchi, 56 anni, la coordinatr­ice degli angeli, si dedica soprattutt­o ai giardini. «Creiamo squadre che in genere intervengo­no una volta la settimana — spiega —. A volte c’è da irrigare o da potare, altre da pulire. Le gioie sono enormi, pensate che per il giardino di Boboli c’è persino una lista d’attesa di volontari. E poi tra noi nascono amicizie, ci si ritrova per una pizza, qualcuno trova pure lavoro». Ieri è successo a Mbaye, senegalese, 35 anni, da 9 a Firenze e disoccupat­o. Era anche lui in via del Fico, testa bassa e spugna in mano, quando si è avvicinato un signore ammirato e gli ha chiesto se poteva, dietro giusto compenso, aiutarlo per sistemare casa. A Mbaye non cambierà la vita, ma è già qualcosa. Fare del bene, non serve solo agli altri.

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All’opera Sopra gli «angeli del fango» aiutano a ripulire dopo l’alluvione del 1966 nel capoluogo toscano. A sinistra un «angelo» ripulisce una parete in via del Fico, Firenze. «Angeli del bello» è una fondazione di partecipaz­ione che nasce per...
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