Tonini: così si apre la strada al presidenzialismo
il presupposto che la minoranza utilizza per riaprire la discussione e cioè che ci sarebbe una torsione autoritaria del sistema dovuta all’intreccio tra Italicum e Senato». Il teorema Bersani? «Non esiste, restiamo pienamente all’interno del sistema parlamentare. Il leader che vince potrà contare su una maggioranza di 340 deputati su 630, quindi basteranno 25 vietcong per mettere in discussione il governo». Vietcong? «Sì, 25 vietcong disposti a fare quello che vogliono mettendo a rischio la stabilità ci saranno sempre. Chi mette in discussione in modo sistematico il principio di disciplina del gruppo mina alle fondamenta la credibilità del sistema e apre la strada al presidenzialismo». L‘Italicum non funziona? «Noi abbiamo ideato un sistema che fa uscire un vincitore certo, il quale però avrà sempre bisogno della fiducia della Camera e quindi della tenuta del suo gruppo. In tutta Europa i sistemi parlamentari poggiano sulla disciplina di partito, senza la quale non c’è legge che tenga. Questa è la radicalità del problema, non certo il modo in cui si eleggono i senatori».
Lei pensa che la Costituzione sia solo un pretesto per scatenare l’arma finale contro Renzi?
«A me sembra proprio di sì, un pretesto autolesionistico. Se la Merkel, Cameron o Rajoy non potessero contare sui loro deputati non avremmo stabilità in quei Paesi, invece quei governi durano anni perché nessuno li mette in discussione».
Mentre i «vietcong» come Gotor e Chiti...
«Io con questi amici e compagni non voglio discutere di sanzioni, ma di politica. Un sistema dove una minoranza dice “o si fa così o non voto” non esiste sulla faccia della Terra e, sulla strada della lotta interna, è inevitabile che si finisca fuori