La corsa finale per un’intesa con bersaniani e Forza Italia Ma Berlusconi vuole scegliere
Il leader azzurro chiede ai democratici una rosa possibile
Matteo Renzi alla prova della Rai: una questione delicata quanto quella del Jobs act o della riforma costituzionale, anche se non dovrebbe essere così, ma in Italia, ogni volta che si tocca la Tv pubblica, tutto si trasforma in un affare di Stato.
Il premier, intanto, un paletto lo ha fissato già tra venerdì e sabato scorsi. Quello della direzione generale, che verrà affidata ad Antonio Campo Dall’Orto, sulla cui professionalità nessuno ha niente da eccepire. «E il presidente — ha spiegato Renzi ai suoi dal Giappone — sarà altrettanto autorevole e bravo. Certo non un esponente del “Giglio magico”. Del resto, non ne ho messi da nessuna parte quando ho fatto le nomine».
E il premier fa l’elenco a mo’ di conferma, quindi osserva con i collaboratori: «Ma quando mai in Italia si è vista uno squadra di questo livello?». Manca però un tassello. Quello della presidenza. Ieri a notte fonda Renzi si era fatto un’idea, benché non definitiva.
Le ultime quotazioni in questo senso davano in ascesa Franco Bernabè, in ottimi rapporti sia con Marco Carrai che con il premier stesso. Questa volta, infatti, Renzi potrebbe anche sottrarsi al rito, da lui instaurato, del ticket donna-uomo.
Certo, ancora ieri sera c’era qualche difficoltà con Forza Italia, che non si è presentata unita all’appuntamento con la Rai. Nei giorni scorsi il braccio destro e sinistro del premier, Luca Lotti, aveva avuto un colloquio con Fedele Confalonieri, che si era mostrato disponibile all’intesa. Già, perché, volenti o nolenti, bisogna obbligatoriamente passare per un accordo con gli «azzurri», dal momento che i grillini, spiegano gli uomini del premier, «come al solito giocano a rimpiattino». Ma ieri, nel corso di una riunione riservata dei vertici di FI, si è registrata l’ennesima divisione. Da una parte, Renato Brunetta, che cavalcava la linea dura, dall’altra, Paolo Romani, Confalonieri e Gianni Letta, che invece premevano per un’intesa. Morale della favola, Berlusconi per non spaccare il partito medita di chiedere al Pd di offrigli una «rosa di nomi», in modo da poter scegliere lui un petalo.
Renzi è restìo a questa operazione, ma comunque, vuole chiudere «presto e bene», perché il Paese «non può restare appeso a questa vicenda » : «Abbiamo riforme importanti da fare, a cominciare da quella della pubblica amministrazione,
Il bilancino I renziani convinti di dover dare un membro alla minoranza per evitare «brutti scherzi»
che approveremo giovedì. Sarà su ddl come questo che ci giudicherà l’Europa».
E non c’è solo Forza Italia con cui dover trattare. C’è anche la minoranza pd. Ufficialmente, non c’è nessun confronto in corso, ma in realtà c’è, eccome, perché, come spiega un autorevole esponente dell’ala renziana, «loro hanno tre membri nella Commissione di vigilanza Rai e quindi dobbiamo dare ai bersaniani un componente del cda, per evitare che ci facciano qualche scherzo a voto segreto». La minoranza nega la trattativa: «Non siamo interessati a un do ut des ». Ma in realtà bersaniani hanno già proposto diversi nomi.
Per il resto, i vertici del Pd, prima di procedere alla scelta dei consiglieri, sono stati tutto ieri, fino a notte, in attesa di un segnale dal Giappone. Questione di fuso orario. La parola definitiva, infatti, spetta al premier. Deve essere Renzi a sciogliere il nodo del successore di Anna Maria Tarantola. Anche perché in tutti questi giorni i contatti con i papabili, sia per la Direzione generale che per la presidenza della Rai, li sta tenendo direttamente lui. A Lotti e a Rosato, invece, il compito di sbloccare le intese politiche.
Ai numeri del cda, studiati con il bilancino, Renzi sembra invece appassionarsi ben poco. « Di quelli interessatevi voi», ha detto ai suoi dal Giappone. E i «suoi» si sono dati da fare: proporranno in Vigilanza tre nomi di area Pd e un centrista. Gli altri due consiglieri (di cui uno è il candidato alla presidenza), verranno ufficializzati domani dal ministro dell’Economia, come prevede la legge. Insomma, per farla breve, numeri blindati, visto che il cda della Tv di Stato è composto da nove membri.