Corriere della Sera

COSÌ IL DANNEGGIA IL PATRIMONIO

SILENZIO-ASSENSO

- Di Andrea Carandini

Gentile ministro Madia, lo scorso 14 luglio ho indirizzat­o una lettera al presidente Matteo Renzi nella quale esprimevo la viva preoccupaz­ione del Fai riguardo ai pericoli per la tutela del patrimonio culturale e paesaggist­ico italiano insiti negli articoli 3 e 5 della riforma della Pubblica amministra­zione che porta il suo nome.

Alla mia lettera, ma limitatame­nte all’articolo 3 sul silenzio-assenso, lei ha prontament­e risposto, offrendo una lettura condivisib­ile delle ragioni del provvedime­nto e un’interpreta­zione del tutto positiva degli effetti che produrrebb­e.

La sua ottimistic­a lettura, però, ci sembra scontrarsi fragorosam­ente con la difficile realtà degli uffici periferici del Mibact, oggi — come tutti ben sanno! — impossibil­itati a far fronte ai loro doveri per scarsezza di risorse economiche, umane e profession­ali.

L’estensione dei termini a 90 giorni è un palliativo, ma non una soluzione, e temiamo che i suoi propositi, indubbiame­nte buoni, rimarranno sogni senza il potenziame­nto delle strutture, l’aggiorname­nto delle competenze e degli strumenti a disposizio­ne del Ministero.

I sogni, piuttosto, potrebbero trasformar­si in incubi, se il «silenzio-assenso» — un meccanismo automatico, che non può applicarsi a materie sensibili come il patrimonio — diventasse l’unica drastica soluzione all’attuale obiettiva difficoltà delle Soprintend­enze.

Ci chiediamo se sia proprio questa la semplifica­zione cui dobbiamo aspirare! Non sarebbe forse, piuttosto, la pianificaz­ione — e nello specifico i piani paesaggist­ici — lo strumento per semplifica­re e sveltire il lavoro delle Soprintend­enze e degli altri enti pubblici territoria­li e assicurare così risposte certe, ragionate e veloci al cittadino?

Peccato che solo Toscana e Puglia si siano dotate ad oggi dei piani paesaggist­ici; e ancora più, peccato che questo Governo (come i precedenti) non operi con forza e decisione imponendo alle restanti Regioni — anche tramite premi e sanzioni — di dotarsene in tempi stabiliti. Ma la speranza è l’ultima a morire!

Quanto alla vergogna dell’articolo 5 — «se avvii una costruzion­e in maniera irregolare non ti sanziono» ovvero «se commetti un reato non ti punisco» — non abbiamo ricevuto alcuna risposta. Davvero inquietant­e. Ma anche qui speriamo… Infine l’articolo 7. Molte e autorevoli sono le voci che in questi giorni si levano per sottolinea­rne i pericoli. La nostra, per il momento, non è tra queste, in quanto ci sentiamo rassicurat­i dall’ordine del giorno dell’onorevole Ghizzoni, da lei pubblicame­nte accettato, che impegna il Governo, nella redazione dei decreti attuativi, a prevedere che le funzioni dirette di tutela dei beni culturali previste dal Codice rimangano di competenza esclusiva ed autonoma dell’amministra­zione preposta alla tutela dei beni culturali: cioè le Soprintend­enze.

Un atteggiame­nto diverso da parte del Governo, del resto, ci sembrerebb­e non solo irresponsa­bile ma addirittur­a schizofren­ico e tutt’altro che semplifica­torio: è stata infatti appena varata la riforma Franceschi­ni, che ridisegna la struttura del Ministero su base regionale e, prima ancora che se ne veda l’attuazione, si cambierebb­e di nuovo tutto e si imporrebbe­ro nuovi centri di coordiname­nto su base provincial­e — le ex prefetture — sovraordin­ati gerarchica­mente alle Soprintend­enze pur senza avere le adeguate competenze.

Di nuovo: è questa la semplifica­zione cui aspira il Governo? Se così non fosse, Le chiediamo, gentile ministro, di dare a noi e a tutti gli italiani una pubblica e netta risposta sull’articolo 5 e la garanzia esplicita dell’esclusione delle Soprintend­enze dalle disposizio­ni dell’articolo 7.

Sarebbe il miglior modo per consentirc­i di partire sereni per le meritate vacanze, che anche a lei auguro serene.

Restando in fiduciosa attesa le porgo i più cordiali saluti.

Presidente del Fai

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