SOLIDARIETÀ EUROPEA A KIEV LE MILIZIE SONO UN PERICOLO
Lo spettro della Grexit e le immagini dei migranti hanno dominato il dibattito pubblico nelle ultime settimane. E a ragion veduta. Ma c’è un’altra emergenza capace di produrre frutti avvelenati per l’Europa: il «conflitto congelato» in Ucraina.
Dopo gli accordi di Minsk dello scorso febbraio lo scontro con le milizie separatiste dell’Est e le truppe di Mosca che le appoggiano si è trasformato in una guerra d’attrito a bassa intensità, che tuttavia ha causato oltre 150 morti fra i soldati di Kiev e numerose vittime fra i civili.
Il risultato di questo sanguinoso stallo è un senso di demoralizzazione e sfiducia che pervade le truppe al fronte, esauste e mal equipaggiate. Un malessere che si sta allargando ad ampi strati della società e che si traduce in un crollo del sostegno alla leadership politica uscita dalla rivoluzione dell’anno scorso, percepita come lenta e impacciata nell’attuare le riforme promesse e combattere la corruzione.
Ma ancora più preoccupante è il fatto che molti militari cominciano a esprimere pubblicamente simpatie per il Pravy Sektor, il Settore di Destra, la milizia para-fascista evolutasi dalle frange più radicali dei manifestanti anti-regime. Sullo sfondo c’è un Paese alle prese con una recessione a doppia cifra, una valuta locale in caduta libera e un’inflazione al galoppo. Non stupisce dunque che la popolarità del presidente Petro Poroshenko, che aveva vinto le elezioni l’anno scorso col 54 per cento, sia precipitata sotto il 15 per cento.
Il timore è che il Settore di Destra, che arma un agguerrito battaglione di volontari, si volga contro il governo legittimo. Il mese scorso il suo leader ha chiesto un voto di sfiducia contro Poroshenko, annunciando una «nuova fase della rivoluzione ucraina».
Non siamo ancora alla viglia di un golpe, ma il momento è venuto per l’Europa di mostrare tutta la solidarietà possibile alla leadership ucraina. Altrimenti la propaganda russa sui «fascisti di Kiev» potrebbe trasformarsi in una profezia che si avvera.