Un’idea di comunità che supera il privato
uando parliamo di ricerca, pensiamo perlopiù ai progressi nel campo medico-biologico o nell’informatica. Nonostante l’aspettativa media di vita continui ad aumentare, però, la sfiducia nella scienza cresce: basti pensare al fascino di improbabili cure alternative anche per patologie gravissime, o alle polemiche sulle vaccinazioni. Se poi l’attenzione si concentra su chi studia l’agricoltura e il cibo, ecco che allora l’allarme diventa acuto: immaginiamo risultati artificiali, più o meno pericolosi, magari a unico beneficio delle multinazionali. La realtà è ben diversa. Per carità, è impossibile escludere che ci sia qualche camice bianco privo di scrupoli, ma nel complesso nei laboratori si lavora per migliorare la nostra esistenza e in genere l’ambiente in cui viviamo. In Israele, tanto per fare un esempio, hanno reso coltivabili aree desertiche in cui ora crescono piante uguali a quelle di altre latitudini. In Trentino, dove pure ci sono centri di eccellenza nell’informatica e nella tecnologia, buona parte della ricerca è finalizzata alla sostenibilità ecologica, tanto da poter parlare di distretto green. Nell’edilizia si sono fatti enormi passi in avanti sul fronte del risparmio energetico, ma anche su altri versanti. L’agricoltura offre una vetrina illuminante. Alla Fondazione Mach di San Michele all’Adige continuano ad affinare tecniche di produzione integrata grazie alle quali si riduce l’uso dei fitosanitari senza conseguenze sulla qualità, ma con evidente beneficio per i consumatori e per la tutela del territorio; l’impegno su genomica e biologia delle piante da frutto va inoltre nella stessa direzione. Il controllo dell’ente pubblico garantisce insomma che si persegua l’interesse collettivo, non quello privato.