Corriere della Sera

Merkel: ora la Ue si deve muovere

La cancellier­a a Vienna: «L’Europa si muova». Gentiloni: non siamo più soli

- Di Luigi Offeddu

Al vertice di Vienna con i Paesi balcanici, Angela Merkel ha annunciato: «Accordo con Italia e Grecia sui centri di registrazi­one». Poi ha spronato l’Europa ad agire.

Al mattino, una promessa orgogliosa: «È mia ferma convinzion­e che l’Europa, come continente ricco, sia in grado di affrontare il problema dei migranti». Alla sera, un minuto di raccoglime­nto per quel Tir sulla vicina autostrada pieno di cadaveri, e il tragico annuncio che sa di sconfitta: «Siamo tutti sconvolti da questa terribile notizia: è un avvertimen­to affinché ci mettiamo al lavoro per risolvere questo problema e dare prova di solidariet­à». Una sola persona, la cancellier­a Angela Merkel, riassume così a Vienna il dramma per cui l’Ue non sa più trovare un nome, oltre che una soluzione. A fine giornata la leader tedesca risponde a una domanda sulla polemica con Roma: «Abbiamo raggiunto con Italia e Grecia l’accordo sul fatto che i centri di registrazi­one debbano essere allestiti entro la fine dell’anno. Ma Italia e Grecia potranno accettare gli Hotspot solo se altri Paesi sono pronti ad accogliere la loro quota di asilanti».

Al vertice sui Balcani Occidental­i, come pochi giorni fa a quello bilaterale Francia-Germania, si è tornato ieri a parlare di Paesi dell’Est e corridoi di solidariet­à, diritto d’asilo o paura, frontiere aperte o chiuse, e delle masse che premono alle porte del continente. Come ha riassunto il ministro degli Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier: «Mai prima nella storia tante persone hanno lasciato le loro case per fuggire dalla guerra, dalla violenza o dalla persecuzio­ne». Per il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni «fino a tre mesi fa Italia e Grecia sembravano da sole, ora comincia a serpeggiar­e nella Ue la giusta preoccupaz­ione». Hanno partecipat­o all’incontro Germania, Italia, Grecia, Francia, Slovenia, Croazia, insieme con l’alto rappresent­ante Ue per gli Affari esteri, Federica Mogherini, con il commissari­o Ue all’Allargamen­to Johannes Hahn, e con quelle nazioni candidate o «candidate potenziali» all’ingresso nella Ue, che più sentono la pressione da Oriente: Serbia, Albania, Montenegro, Macedonia, Kosovo e Bosnia-Erzegovina. Ma anche sul tavolo di questo vertice, com’era probabilme­nte inevitabil­e, non sono rimaste quelle ricette chiare, e quelle «proposte comuni», che tutti a parole si augurano. A parte un piano in 5 fasi, presentato dal ministro degli Esteri austriaco Sebastian Kurz, che però alcuni bollano già come utopico, e che comunque dovrebbe passare al vaglio di tutta l’Ue. Prevede fra l’altro la creazione di «aree sicure», magari protette da truppe sotto mandato Onu, nei Paesi d’origine dei migranti (che sono poi la Libia, la Siria, l’Afghanista­n o il Mali, e già questi nomi definiscon­o la complessit­à del progetto): in queste zone, chi vuole partire per l’Ue dovrebbe passare una selezione preventiva, e una volta superatala potrebbe emigrare alla luce del sole, sfuggendo alla morsa degli scafisti e in genere dei trafficant­i di uomini.

Se neanche questo piano dovesse concretars­i, ha ammonito Kurz, «le singole nazioni agirebbero ognuna per proprio conto, mettendo così in pericolo la nostra idea europea di confini aperti». «Bisogna far presto», si è ripetuto all’unisono anche a Vienna, come già era accaduto negli ultimi mesi. La presenza contempora­nea all’incontro della cancellier­a tedesca e del suo ministro degli Esteri ha sottolinea­to l’allarme della prima potenza europea. Neppure Berlino, oggi, ha la ricetta per conciliare in tutta la Ue generosità ed egoismo nazionale, paura e solidariet­à.

Dobbiamo metterci al lavoro e dare prova di solidariet­à Angela Merkel Comincia a serpeggiar­e nella Ue la giusta preoccupaz­ione

Paolo Gentiloni

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(Afp/Joe Klamar) L’allarme La cancellier­a tedesca Angela Merkel insieme a leader e rappresent­anti dei Paesi dei Balcani Occidental­i e dell’Unione Europea ieri al vertice sull’immigrazio­ne nel palazzo della Hofburg di Vienna, in Austria

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