I maestri ottantenni
Cusumano: abbiamo chiamato due maestri ottantenni per restaurare i muretti
uesta casa la butto giù, mi rovina il paes a g g i o » . Sotto le nubi dell’Etna, in contrada Guardiola, è un vignaiolo a decidere il primo abbattimento volontario della Sicilia. Si chiama Diego Cusumano, con il fratello Alberto, enologo, sta costruendo una strabiliante cantina, nel cuore della terra vulcanica, con una parete in cui si vedono le radici delle viti soprastanti farsi largo tra le rocce. Sarà pronta fra due mesi. L’azienda si chiama Alta Mora.
Cusumano descrive una passione a lungo vagheggiata e ora conquistata. «Quando l’ho vista, questa terra, ho subito pensato che doveva essere mia». Come Henry Miller: «Era ossessionato da un’idea fissa, possederla a qualunque costo». Come nel libro Sexus dello scrittore americano la felicità è fatta di «Etna, di grappoli d’uva... buoni cibi, sole».
Racconta Diego: «Abbiamo cercato per anni un terreno sull’Etna, fino a quando abbiamo incontrato, per caso al bar, l’agronomo di Benanti: ci ha detto che dovevamo vedere un anfiteatro di vigne tra gli alberi di un bosco, da 800 a 1.000 metri d’altezza. In pochi giorni è diventato nostro. Abbiamo rifatto i terrazzamenti, piantato Nerello Mascalese, chiamato due mastri ottantenni per restaurare i muretti a secco secondo attillati, spinge sull’acceleratore della sua Panda 4x4 sui sentieri di pietre tra i filari. Può raccontare per ore ogni dettaglio, dal taglio dei centomila pali in castagno sulle viti ad alberello, alla futura sala di degustazione con vista sull’Etna. Si ferma a Pietramarina, sotto l’enorme roccia in cui i pastori avevano ricavato una stanza per ripararsi. Sullo sfondo la sagoma medievale di Castiglione di Sicilia. «Sembra un romanzo di Verga», dice. È un attimo, e ci si immerge subito nella cantina ideata da Fabrizio Ruffino. I vini: i rossi (frutta