Corriere della Sera

Debiti, una legge salva Regioni

Rischio di buco miliardari­o: i record di Lazio, Piemonte, Campania e Veneto

- Di Mario Sensini

Undisegno di legge che cancella l’obbligo di pareggio di bilancio per Regioni e Comuni è allo studio di Palazzo Chigi. Dovrebbe essere approvato entro la metà di ottobre, per consentire tra l’altro alle Regioni di sciogliere il nodo della sentenza della Consulta sui debiti con i fornitori che rischia di aprire buchi miliardari nei bilanci. Le cifre record di Lazio, Piemonte, Campania e Veneto.

ROMA «Se non facessimo qualcosa, saremmo il primo e unico Paese della zona euro a introdurre i saldi struttural­i di bilancio, che continuiam­o a contestare a Bruxelles per come vengono calcolati, anche a livello subnaziona­le, per le Regioni e i Comuni». A Palazzo Chigi meditano una bella marcia indietro. La legge varata dal governo Letta nel 2012 per attuare il pareggio di bilancio previsto dalla Costituzio­ne anche agli enti territoria­li, è troppo complicata, e troppo rigida. Quell’obbligo di pareggio, con la messe di divieti e vincoli che l’accompagna­no, è così ferreo che potrebbe bloccare tutti gli investimen­ti degli enti territoria­li, e rischia di essere insostenib­ile alla luce delle loro condizioni finanziari­e, che nelle Regioni potrebbero appesantir­si parecchio dopo la sentenza della Consulta che ha bocciato il bilancio del Piemonte.

L’illecita contabiliz­zazione dei fondi stanziati dallo Stato per il pagamento dei debiti pregressi rischia di creare un buco potenziale di 19,3 miliardi di euro. A rischiare di più, oltre al Piemonte (il deficit 2013 è stato ricalcolat­o da 300 milioni a 3,06 miliardi), sono il Lazio (8,7 miliardi a rischio), la Campania, il Veneto, ma anche Emilia-Romagna, Toscana e Puglia. «Stiamo ancora cercando di capire dimensioni e gravità del problema» spiegano i tecnici al lavoro sul dossier.

Buco di 9 miliardi

La Ragioneria e il Tesoro cercano il modo di sterilizza­re almeno una parte dell’enorme disavanzo che sta emergendo. I fondi dello Stato sembra siano serviti per pagare anche dei debiti fuori bilancio, ed in alcuni casi, invece di essere compensati per cassa con i pagamenti, sono finiti nei bilanci di competenza, gonfiando la capacità di spesa delle Regioni.

Circa metà del disavanzo potenziale potrebbe essere neutralizz­ato con una norma che consenta di spalmarlo negli anni futuri. Il vero problema riguarda le somme utilizzate per pagare i debiti sanitari, 9 miliardi di euro, che al momento non si ha ancora idea di come sistemare senza che si scarichino sui conti delle Regioni e le tasse dei loro cittadini.

Chiaro, che in una situazione del genere, l’obbligo del pareggio di bilancio declinato in quel modo, diventa difficilme­nte sostenibil­e. Così, anche per la pressione di sindaci e governator­i, che stanno sperimenta­ndo il nuovo regime già quest’anno tra enormi difficoltà, il governo sta meditando la riforma delle regole. Con l’obiettivo di applicare ai bilanci delle Regioni e dei Comuni lo stesso parametro che viene applicato allo Stato in base alle regole europee: il deficit, che per gli enti territoria­li corrispond­erà al semplice saldo di competenza. Un solo parametro da rispettare, invece dei 12 che si trovano davanti oggi le Regioni, già alle prese con l’obbligo del pareggio, e gli 8 previsti per i Comuni dal 2016.

Addio ai vincoli di spesa

La legge 243 prevede che Regioni e Comuni siano tenuti a rispettare l’obbligo di un «saldo non negativo» sia nel bilancio preventivo che in quello consuntivo, sia di cassa che di competenza, sia in rapporto alle entrate e alle spese finali che in rapporto a quelle correnti, e per le Regioni, distintame­nte, anche per i conti della sanità. In aggiunta la legge prevede il divieto assoluto di indebitame­nto, se non per investire, ed entro limiti strettissi­mi. I sindaci possono farlo, ad esempio, solo a condizione che i Comuni della regione rispettino nel complesso l’equilibrio di bilancio.

Il grido d’allarme di sindaci e governator­i non è caduto nel vuoto. Allo studio di Palazzo Chigi c’è un disegno di legge che modifica radicalmen­te la 243. Nonostante tutti la sollecitin­o, però, la riforma non sarà facile. I tempi sono strettissi­mi, perché dovrebbe essere varata necessaria­mente prima della legge di Stabilità, quindi entro metà ottobre. Ma soprattutt­o perché l’operazione è anche un passaggio politico delicato per Matteo Renzi: essendo una legge «rafforzata», per essere approvata ha bisogno della maggioranz­a assoluta dei membri di Camera e Senato.

La proposta è più o meno definita, e prevede una forte semplifica­zione, non solo degli obiettivi di bilancio. Ci sarebbe un solo saldo da rispettare, ma cadrebbero anche tantissimi vincoli che gravano sulla spesa dei Comuni e delle Regioni. Salterebbe­ro tutte le riserve di destinazio­ne per le quali, ad esempio, oggi i Comuni devono accantonar­e il 50% degli incassi delle multe stradali per l’acquisto delle divise e il mantenimen­to delle auto dei Vigili. Verrebbero aboliti anche gli articoli 11 e 12, che prevedono un fondo di perequazio­ne complicati­ssimo per tener conto dell’impatto della congiuntur­a sui saldi di bilancio.

A Comuni, Province e Regioni il governo darebbe invece un obiettivo di bilancio triennale (come quello dello Stato), che tenga conto dell’impatto della congiuntur­a. Di fatto verrebbe ripartito l’obiettivo di indebitame­nto concordato con la Ue anno per anno, sui vari livelli di governo, in funzione del loro peso. Per chiudere il quadro sono previste sanzioni molto rigide per gli enti inadempien­ti. «Non più le vecchie sanatorie del patto di Stabilità» spiegano i tecnici di Palazzo Chigi.

La proposta Il governo studia la possibilit­à di sterilizza­re un disavanzo di 10 miliardi A rischio A rischiare di più sono alcune Regioni come il Lazio, il Piemonte, la Campania e il Veneto

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy