Corriere della Sera

LA VETTA DA SCALARE PER MERKEL

La cancellier­a è consapevol­e che la questione dei migranti impone una strategia urgente per arrivare a un sistema unificato del diritto di asilo in Europa. È bene che l’Italia ne sostenga lo sforzo. Saremmo i primi a pagar caro un fallimento

- Di Franco Venturini

Timoniera nel bene e nel male di tutta la politica europea, Angela Merkel non poteva più rinunciare al suo ruolo sul tema scottante dei flussi migratori. L’atroce morte in Austria di settantuno sventurati è una strage all’interno dell’Europa e all’interno del mondo germanico, non una fatalità «esterna» in quel Mediterran­eo che pure continua a mietere un numero ben superiore di vittime. L’opinione pubblica tedesca è scossa come mai prima, e preoccupa che si riaffaccin­o episodi di xenofobia neonazista. Soprattutt­o, è ormai evidente anche alla cancellier­a che le migrazioni siano destinate a durare e rappresent­ino per la sopravvive­nza dell’Europa una minaccia non inferiore al disordine finanziari­o.

A Berlino è in corso, tardivamen­te, la presa d’atto di una nuova priorità squisitame­nte politica che si affianca a quella vecchia di natura economicof­inanziaria: se non gestita con criteri equi l’ondata migratoria darà una forza non più controllab­ile alle strumental­izzazioni populiste ampiamente presenti nella Ue, e la rotta di collisione tra democrazia elettorale e governabil­ità finirà per distrugger­e l’intera costruzion­e europea. Occorre dunque concepire strategie diverse e urgenti che portino a un sistema unificato del diritto d’asilo, al ritorno delle quote nella ripartizio­ne degli aventi diritto, e forse alla revisione delle regole di Dublino sull’esempio di quanto la cancellier­a ha fatto per prima sospendend­ole a beneficio dei profughi siriani.

Interrogat­ivi Come sarà impedito di muoversi a quanti saranno assegnati a un determinat­o Paese?

La nuova consapevol­ezza della Germania, che pure non corre i pericoli politici interni della Francia o dell’Italia, è motivo di speranza e deve essere accolta da un benvenuto altrettant­o consapevol­e. Deve esserci chiaro che il nuovo orientamen­to del governo tedesco rappresent­a in concreto l’unica possibilit­à di arrivare a quei traguardi che l’Italia da tempo insegue, perché è stato ampiamente dimostrato in sede europea che non abbiamo, se non in presenza di momentanee scosse emotive dovute a immani sciagure, il peso necessario per far valere le nostre argomentaz­ioni davanti agli altrui egoismi. Così come si è visto che l’auspicato asse italofranc­o-spagnolo non esiste, con Madrid su inattese posizioni anti ripartizio­ne come i Paesi del Nord e dell’Est, e Parigi ondeggiant­e tra consultazi­oni privilegia­te con Berlino e timori di favorire il Front National.

Dobbiamo, questa volta, affiancarc­i alla Germania e incoraggia­rla nel suo ruolo di leadership, portarle le nostre esperienze e conoscenze per esempio della situazione in Libia ma anche di quella nei Balcani, tentare di favorire una svolta voluta ora anche da Berlino sapendo però che ci sarà battaglia e che le resistenze saranno dure a morire. Per questi motivi abbiamo noi per primi interesse a non dilazionar­e oltre la fine dell’anno — come peraltro concordato giovedì alla conferenza di Vienna — l’entrata in funzione dei nostri «centri di registrazi­one», strettamen­te legati, nella visione della Merkel, ai passi successivi sul diritto d’asilo e sulle quote.

Si può tornare a sperare, se faremo la politica giusta. E tuttavia dobbiamo anche essere lucidi, vedere i limiti della nostra speranza e del nostro impegno a fianco della nuova determinaz­ione tedesca. Angela Merkel è imbattibil­e in casa, esercita un enorme potere di influenza in Europa, ma sbagliereb­be chi volesse accostarla al Cancellier­e di ferro Otto von Bismarck e alla sua capacità di creare in Europa uno stabile sistema di alleanze. Per certi aspetti la Merkel è anzi una Cancellier­a d’argilla, perché né l’Europa né il mondo di oggi sono quelli dell’Ottocento. La crisi greca può ancora degenerare. Obama è tutto elogi ma comincia il suo lavoro ai fianchi per confermare a gennaio le sanzioni anti russe sull’Ucraina ben sapendo che la Germania si è esposta con le intese di Minsk II e che un loro fallimento avrebbe un prezzo anche politico per Berlino. La crisi economica non è stata ancora superata del tutto ed ecco che la Cina fa tremare il mondo, soprattutt­o quei Paesi, come la Germania, che hanno puntato tutto sulle esportazio­ni rinunciand­o allo sviluppo della domanda interna.

Sono tempi non facili, anche per Angela Merkel. E la questione dei migranti non li farà migliorare. Basterà il peso tedesco a far rientrare i nazionaleg­oismi messi scandalosa­mente in mostra al Consiglio europeo del 25 giugno? Si riuscirà davvero a far passare un sistema di quote obbligator­ie e basate su parametri oggettivi sin qui rivelatosi irraggiung­ibile? Le garanzie che alcuni vedono negli accordi di Dublino potranno davvero essere modificate, e le politiche nazionali sull’asilo rese comuni? Acquisita la scelta di distinguer­e tra migranti con diritto d’asilo e migranti economici da rimandare a casa, come potranno avvenire respingime­nti tanto massicci e tanto costosi, forse con il coinvolgim­ento di una missione Onu? E come si pensa di impedire che quanti avranno ottenuto asilo e saranno stati assegnati pro quota a un determinat­o Paese si spostino di loro iniziativa per esempio in Germania, dove già vive oggi la netta maggioranz­a dei migranti che ce l’hanno fatta?

È bene non perdere di vista questi e altri interrogat­ivi per valutare correttame­nte la montagna che Angela Merkel ha annunciato di voler scalare, le sue probabilit­à di successo e di conseguenz­a anche le nostre. Il confronto che si annuncia non sarà facile, e malgrado l’urgenza non sarà veloce. Ma da oggi esiste una possibilit­à, che prima aveva dimostrato di non esserci e che l’Italia farà bene a sostenere senza rinunce e senza furbizie.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy