In 27 nascosti nel Tir: arrestato autista italiano
Fermato con i migranti in Inghilterra. Al largo della Libia altri 200 cadaveri. Austria, le vittime sono 71
Mentre in una stazione di servizio di Cobham, Inghilterra meridionale, viene scoperto e arrestato un camionista italiano di cinquant’anni alla guida di un Tir frigorifero targato Savona con a bordo 27 migranti, fra cui 14 iracheni 9 iraniani, nel mare libico ecco l’ennesima strage di migranti. Duecento morti che fanno sempre meno notizia perché succede sempre più spesso. Stessa dinamica, stesse acque, stessi corpi di uomini donne e bambini disperati, galleggianti e senza nome. Questi sono finiti a picco vicino alla costa libica, nel mare di Zuwara. Quaranta cadaveri trovati fra il legno vecchio di un barcone mezzo affondato spinto alla deriva dall’alta marea. Altri 160 e più individuati dall’alto al largo della costa come tanti puntini colorati e inanimati fra le onde. Sono pachistani, bengalesi, siriani, marocchini, subsahariani, come hanno confermato i 201 sopravvissuti.
La grande tragedia dei migranti avanza inarrestabile e crescente su mille fronti. In Austria le vittime dell’altro camion frigorifero, senza un solo buco per l’aria, sono salite a 71, 59 uomini, 8 donne e 4 bambini (una ha un’età apparente di 1 o al massimo 2 anni, dicono le autorità di Vienna). Il documento di viaggio ha dato loro un’origine: Siria. Il resto forse lo racconteranno i quattro trafficanti, tre bulgari e un afghano, arrestati dalla Squadra speciale della polizia ungherese. Polizia che ieri ha dovuto fare i conti anche con un furgone carico di migranti che si è ribaltato sulla rotta «tedesca»: 10 i feriti, un passeur romeno fermato. Libia, Austria, Ungheria e naturalmente Sicilia, dove i numeri lievitano giorno dopo giorno causando fenomeni sconosciuti. Come la chiusura del cimitero di Palermo dopo i 52 corpi arrivati con il pattugliatore svedese Poseidon che aveva a bordo anche 571 sopravvissuti. Troppe salme e troppo incontrollate. «Rischi igienico-sanitari», hanno stabilito nel più grande camposanto cittadino che ha una sola cella frigorifera con cinque posti a disposizione e non ha campi di inumazione.
In tilt il cimitero e in tilt pure qualche volontario. Come ha rivelato con qualche apprensione Nicola Maria Nocera, presidente del nucleo di protezione civile «Augustus» di Vibo Valentia, che ieri ha avuto a che fare le operazioni di accoglienza di 757 profughi: «Stiamo subendo un trauma da stress non indifferente. Siamo al dodicesimo sbarco in poche settimane con scene drammatiche». Vacillano anche i soccorritori.