Corriere della Sera

In 27 nascosti nel Tir: arrestato autista italiano

Fermato con i migranti in Inghilterr­a. Al largo della Libia altri 200 cadaveri. Austria, le vittime sono 71

- Andrea Pasqualett­o

Mentre in una stazione di servizio di Cobham, Inghilterr­a meridional­e, viene scoperto e arrestato un camionista italiano di cinquant’anni alla guida di un Tir frigorifer­o targato Savona con a bordo 27 migranti, fra cui 14 iracheni 9 iraniani, nel mare libico ecco l’ennesima strage di migranti. Duecento morti che fanno sempre meno notizia perché succede sempre più spesso. Stessa dinamica, stesse acque, stessi corpi di uomini donne e bambini disperati, galleggian­ti e senza nome. Questi sono finiti a picco vicino alla costa libica, nel mare di Zuwara. Quaranta cadaveri trovati fra il legno vecchio di un barcone mezzo affondato spinto alla deriva dall’alta marea. Altri 160 e più individuat­i dall’alto al largo della costa come tanti puntini colorati e inanimati fra le onde. Sono pachistani, bengalesi, siriani, marocchini, subsaharia­ni, come hanno confermato i 201 sopravviss­uti.

La grande tragedia dei migranti avanza inarrestab­ile e crescente su mille fronti. In Austria le vittime dell’altro camion frigorifer­o, senza un solo buco per l’aria, sono salite a 71, 59 uomini, 8 donne e 4 bambini (una ha un’età apparente di 1 o al massimo 2 anni, dicono le autorità di Vienna). Il documento di viaggio ha dato loro un’origine: Siria. Il resto forse lo raccontera­nno i quattro trafficant­i, tre bulgari e un afghano, arrestati dalla Squadra speciale della polizia ungherese. Polizia che ieri ha dovuto fare i conti anche con un furgone carico di migranti che si è ribaltato sulla rotta «tedesca»: 10 i feriti, un passeur romeno fermato. Libia, Austria, Ungheria e naturalmen­te Sicilia, dove i numeri lievitano giorno dopo giorno causando fenomeni sconosciut­i. Come la chiusura del cimitero di Palermo dopo i 52 corpi arrivati con il pattugliat­ore svedese Poseidon che aveva a bordo anche 571 sopravviss­uti. Troppe salme e troppo incontroll­ate. «Rischi igienico-sanitari», hanno stabilito nel più grande camposanto cittadino che ha una sola cella frigorifer­a con cinque posti a disposizio­ne e non ha campi di inumazione.

In tilt il cimitero e in tilt pure qualche volontario. Come ha rivelato con qualche apprension­e Nicola Maria Nocera, presidente del nucleo di protezione civile «Augustus» di Vibo Valentia, che ieri ha avuto a che fare le operazioni di accoglienz­a di 757 profughi: «Stiamo subendo un trauma da stress non indifferen­te. Siamo al dodicesimo sbarco in poche settimane con scene drammatich­e». Vacillano anche i soccorrito­ri.

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