L’accusa di Squinzi sul deficit di competitività «Il sindacato è stato un fattore di ritardo»
Il presidente di Confindustria: si è perso troppo tempo. Furlan (Cisl), pronti a cambiare regole
l’anno scorso, quando, per la prima volta, il nostro governo ha promesso riforme in cambio di un parziale allentamento della camicia di forza delle regole europee, pur nel rispetto del tetto del 3% del rapporto deficit/Pil.
Fare le riforme ma anche farle funzionare, per non farsi sorpassare in dinamismo da Paesi come la Spagna, che partiva da una situazione peggiore rispetto a quella italiana, e che ora, disoccupazione a parte, sembra aver ingranato la marcia della crescita e ottenere i primi risultati positivi, come dimostrano i dati sull’aumento dei consumi interni pubblicati ieri, risultati migliori rispetto alle previsioni.
«Il sindacato in Italia mediamente è stato un fattore di ritardo: ha fatto ritardare tanto l’efficienza e la competitività complessiva del Paese». Un affondo contro l’intero movimento sindacale: è duro il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, dal palco della festa nazionale del Pd a Milano, impegnato in colloquio con il ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio.
Il numero uno degli industriali si è lanciato in un inedito attacco. Proprio lui che invece sia nella sua azienda, la Mapei, sia nella sua presidenza alla Confindustria, ha sempre tenuto particolarmente al dialogo. Partendo da un ragionamento sulla difficoltà della Electrolux di tenere aperte le linee di produzione a Ferragosto, afferma: «Un sindacato moderno deve avere la capacità di rispondere in maniera corretta per non perdere opportunità di lavoro». Aggiunge poi di essere «d’accordo con Renzi» e che, in generale, il sindacato «ha fatto tardare tanto l’efficienza e l’ammodernamento del Paese». Ma «con questo sindacato abbiamo cercato di tenere aperto il dialogo. Firmare l’accordo sulla rappresentanza ci è costato una fatica enorme». E anche per quanto riguarda le relazioni industriali, vede nell’atteggiamento dei sindacati un fattore di rallentamento: «In un’epoca in cui le cose si muovono a velocità supersonica,
I consiglieri
il ministro dell’Economia e delle Finanze Pier Carlo Padoan e l’ex ministro delle Riforme del governo Letta, Gaetano Quagliariello.
i consiglieri economici di Palazzo Chigi. Yoram Gutgeld, economista e deputato del Partito democratico; Tommaso Nannicini, professore associato di Economia politica all’Università Bocconi; Carlotta De Franceschi presidente e cofondatrice di Action Institute il fatto che in Italia ci voglia un anno e mezzo per scrivere l’accordo sulla rappresentanza non è il modo in cui bisogna fare le cose».
A settembre si apre una stagione intensa di rinnovi contrattuali e Squinzi evidentemente tiene il punto partendo all’attacco. Chiarisce quale è in proposito la posizione di Confindustria: «Stiamo riflettendo, poi vedremo i rappresentanti dei lavoratori » , comunque l’obiettivo «è quello di rinnovare i contratti, per arrivare a un Contratto nazionale forte, che faciliti e favorisca le assunzioni a tempo indeterminato». E sugli adeguamenti degli stipendi la preferenza è che l’inflazione, prossima allo zero, «venga integrata con l’aggancio alla produttività».
Interviene anche sulla «rivoluzione fiscale» annunciata dal premier Renzi : «A uno che dice che riduce le tasse noi facciamo un tifo spietato». Quindi scherza: «Non mi resta che prendere la tessera del Pd...».
Dopo l’uscita sui sindacati non sono tardate le repliche. Quella del segretario della Cisl, Annamaria Furlan è conciliante: «Non è il momento delle polemiche o delle divisioni». In
Dibattito
Graziano Delrio e, a destra, il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi un tweet si dice pronta a «cambiare le regole contrattuali e a favorire gli investimenti». Per il leader della Uil, Carmelo Barbagallo «le accuse generiche» lasciano il tempo che trovano. Fattori di ritardo, secondo il sindacalista, «sono le imprese che non investono in ricerca, innovazione, processi e prodotti». Più accesi i toni del segretario generale della Fim Cisl Marco Bentivogli per il quale la Confindustriale è come la Fiom, ferma «a trenta anni fa». Interviene anche il presidente della commissione Lavoro della Camera Cesare Damiano, ex sindacalista nella Cgil, che imputa a Squinzi una lettura «perlomeno ingenerosa e sicuramente di parte. Posizioni semplicistiche non servono a nessuno in questo momento di crisi segnato dalla complessità dei problemi e dalla necessaria ricerca della massima convergenza se si vuole perseguire la crescita del Paese».
L’accordo «In Italia c’è voluto un anno e mezzo per scrivere l’accordo sulla rappresentanza» I rinnovi A partire da settembre si aprirà un‘intensa stagione di rinnovi contrattuali