Renzi prepara il suo «mese cruciale» Il rischio urne appeso alla riforma
Lo stop al ddl sul Senato porterebbe al voto. Ma il leader confida in una parte dei dissidenti
licenziato dalla Camera.
La strada è quindi questa: la presidente degli Affari costituzionali, Anna Finocchiaro, alla ripresa dei lavori dichiarerà inammissibili gli emendamenti all’articolo due, quello che riguarda l’elettività del Senato, e ne taglierà una parte, dopodiché si andrà direttamente in Aula senza terminare l’esame in Commissione.
Ed è nell’Aula che la minoranza del Partito democratico, che ormai sembra intenzionata a considerare l’ipotesi della scissione nel novero delle cose possibili, potrebbe impallinare il ddl d’accordo con le altre opposizioni. Ma se così fosse, si finirebbe dritti dritti alle urne. Per questa ragione settembre è un mese «cruciale». E non a caso il premier ha deciso di congelare il rimpastino per attendere questo appuntamento.
È sempre per questo motivo che una parte dei renziani chiede al presidente del Consiglio di mandare per le lunghe l’iter della riforma costituzionale. Perché l’eventualità di un voto anticipato aprirebbe degli scenari imprevedibili. Oltre che porterebbe con sé, come conseguenza quasi immediata, la scissione della minoranza interna. Però il premier è convinto che i suoi oppositori nel Pd siano destinati a piegarsi e ritiene che di fronte alla possibilità delle elezioni una fetta dei dissidenti del Senato sceglierà la via più sicura della prosecuzione della legislatura, e, quindi, non ostacolerà la riforma costituzionale in Aula.
Insomma, Renzi non sembra troppo preoccupato per i movimenti della minoranza: «Non hanno i numeri, non hanno un progetto alternativo
A Palazzo Madama Il premier vuole evitare incidenti. Si andrà in Aula senza finire l’esame in commissione