Roma, parte l’era Marino-Gabrielli Sabella ufficiale di collegamento
Secondo l’assessore, che curerà i rapporti tra i due, il primo cittadino avrà l’ultima parola
«A Roma non ci sono due consoli». Lo dicono tutti, in Campidoglio. E tutti, intorno al sindaco «sotto tutela» Ignazio Marino si affrettano a spiegare come il prefetto Franco Gabrielli non sia il secondo «console», quello che formerebbe una diarchia perfetta col chirurgo dem. Formalmente, il ragionamento tiene. Gabrielli, infatti, avrà i poteri previsti dalla legge sui prefetti e si muoverà nell’ambito normativo stabilito dal Dpr (decreto del presidente della Repubblica) 180 del 2006. Il ruolo che gli ha affidato il ministro dell’Interno Angelino Alfano, di affiancamento «politico/amministrativo» al Comune di Roma dovrebbe essere contenuto in una lettera di indirizzo che lo stesso responsabile del Viminale scriverà a Gabrielli e che ancora non è arrivata.
Fino a qui, però, è la forma. Quanto basta, dalle parti del Campidoglio, a dire che non c’è «nessun commissariamento, che la responsabilità dell’azione spetta sempre al sindaco, che non ci potranno essere atti
co-firmati». Certo, gli stessi collaboratori più stretti di Marino devono ammettere che qualcosa è cambiato, che «politicamente la si può leggere anche in maniera diversa» e che se prima si poteva anche non passare per Gabrielli in alcune materie, ora sarà pressoché indispensabile. Tanto che sarebbe già stato individuato «l’ufficiale di collegamento» tra Marino e il prefetto: questo ruolo toccherà ad Alfonso Sabella, magistrato antimafia, arrivato in Comune come assessore alla Legalità, ma sempre più deus ex machina della macchina comunale.
Un compito che costringerà Sabella a rivedere i suoi piani. Agli amici, infatti, il magistrato aveva confidato di aver immaginato
la sua avventura romana come un’esperienza «a tempo», fino a fine 2015 (un anno esatto dopo il suo ingresso in giunta). Ora ci sta ripensando: «Ci sono troppe cose da fare ancora», il suo pensiero. Toccherà a lui, così, sottoporre al prefetto i documenti che sta preparando il Campidoglio. Primo esempio, il regolamento sui contratti di servizio delle municipalizzate (prima fra tutti l’Ama, l’azienda dei rifiuti) che Sabella prima ancora di portare in giunta ha fatto avere a Gabrielli. Il magistrato insiste: «Ci hanno messo in contrapposizione, ma non è vero. Io sono felice che Gabrielli ci dia una mano. Felice, chiaro?».
Il primo appuntamento è ad inzio settimana, quando col prefetto si farà un primo punto sul Giubileo e verrà istituita la segreteria organizzativa di raccordo tra Prefettura, Comune e Regione. Ma la riunione più importante sarà quella che si terrà al ritorno di Marino dall’America, quando con Gabrielli si imposteranno le basi di questa strana «diarchia». Il
Campidoglio, in quell’occasione, porterà il lavoro già fatto sui punti elencati da Alfano (verde, appalti, campi nomadi, immigrazione, acquisti e forniture) e lo sottoporrà a Gabrielli insieme agli altri atti ai quali si sta lavorando: regolamento sugli appalti alle cooperative sociali (oggi hanno una riserva del 5%), albo gare e fornitori (Gabrielli potrebbe inserire una pre-certificazione antimafia), controlli interni di legittimità (oggi si fanno sul 20% degli atti del Comune). Gabrielli, in base all’incarico del Viminale, fornirà i suoi consigli e suggerimenti: «Sarà lui — dice Sabella — a dirci se stiamo andando bene, se mancano alcune cose, come procediamo». E se Marino e Gabrielli non fossero d’accordo? «Il sindaco ha l’ultima parola, è lui che decide», giura Sabella. Formalmente sarà così. Chiaro che, in quel caso, si aprirebbe però un fronte di scontro istituzionale molto forte. Con tutte le conseguenze che ne potrebbero derivare.
Il rischio In caso di disaccordo potrebbe aprirsi un fronte di scontro istituzionale molto forte