La morte di Wesolowski, l’ex vescovo accusato di pedofilia Aveva 67 anni, oggi l’autopsia. Arrestato nel 2014 su disposizione di Francesco, il processo era stato rinviato
Se ne è andato in silenzio, nel disinteresse generale. Ma la sua vicenda aveva fatto il giro del mondo e aveva scosso dalle fondamenta la Chiesa. L’ex nunzio della Repubblica Dominicana, Jozef Wesolowski, 67 anni, è stato trovato morto ieri mattina intorno alle 5 davanti alla tv accesa da un francescano del Collegio dei Penitenzieri, i frati che confessano i fedeli nella Basilica di San Pietro presso i quali l’ex presule polacco abitava con divieto di lasciare i confini vaticani in attesa del processo per pedofilia e possesso di materiale pedopornografico. Oggi l’autopsia disposta dal promotore di giustizia chiarirà i motivi del decesso anche se le autorità della Santa Sede, in base ai primi accertamenti, parlano comunque di «cause naturali».
Il dibattimento contro Wesolowski doveva iniziare lo scorso 11 luglio, ma era stato rinviato a data da destinarsi per un malore che lo aveva colpito il giorno precedente e per il quale era stato temporaneamente ricoverato in ospedale. Doveva trattarsi del primo processo in Vaticano a un ex vescovo per una vicenda di pedofilia. Ordinato sacerdote nel ‘ 72 da papa Wojtyla, era stato nominato Nunzio Apostolico nella Repubblica Dominicana e delegato apostolico a Porto Rico nel gennaio del 2008 da Benedetto XVI ed era stato richiamato in Vaticano nell’agosto del 2013 da Bergoglio dopo la denuncia degli episodi di pedofilia. Nel 2014 il Vaticano gli aveva sospeso l’immunità ed era stato arrestato il 22 settembre 2014, decisione presa direttamente da papa Francesco. Dopo aver trascorso due mesi ai domiciliari in quello stesso Collegio dei Penitenzieri dove è stato trovato senza vita, aveva ottenuto la revoca del provvedimento proprio a causa delle precarie condizioni di salute.
La notizia della morte di Wesolowski ha colto di sorpresa anche il difensore, Antonello Blasi. «Sono stato informato oggi (ieri, ndr) e, nei prossimi giorni, quando rientrerò a Roma, prenderò visione di tutto, risultati dell’autopsia compresa». Blasi ha aggiunto di averlo incontrato l’ultima volta nei giorni scorsi e di averlo trovato «sereno e disponibile come sempre a collaborare» nel processo Mesi È il periodo trascorso da Jozef Wesolowski agli arresti domiciliari, poi convertiti nell’obbligo di dimora per motivi di salute davanti a un tribunale composto solo da membri laici (come voluto espressamente da papa Francesco), anche se ancora non era stata fissata una nuova data. «Tanti aspettavamo la fine del processo all’ex vescovo Wesolowski. Per un senso di giustizia alle piccole vittime. Per sapere di più e attivare i percorsi di riparazione e di guarigione di queste profonde e inumani ferite. Quanta giustizia aspettano le vittime», è stata l’amara osservazione di don Fortunato Di Noto, fondatore di Meter, onlus a tutela dell’infanzia.
Sorpresa Il difensore: «Nei giorni scorsi lo avevo trovato sereno e disponibile a collaborare»