Corriere della Sera

«Il mio guardaroba è il mio archivio »

Stefano Pilati, designer di Zegna Couture, parla di Berlino (dove vive), della madre, del desiderio (sentito, sofferto e superato) di avere un figlio. E dei 50 anni in arrivo. «Li festeggerò quando capirò cosa voglio fare: mettere la mia disciplina al ser

- Paola Pollo

La sensazione è che presto stupirà tutti con nuovi effetti speciali. Stefano Pilati, 50 anni il 10 dicembre, da poco meno di tre anni creativo per Zegna Couture, re di Parigi alla corte di Saint Laurent dal 2004 al 2012, fa capire che sta elaborando. Non che negli ultimi anni sia stato fermo, anche solo per la scelta (a sorpresa) di sradicarsi. Ma evidenteme­nte il suo è un moto perpetuo.

Se avesse cominciato da Berlino (dove vive dal 2012), anziché da Parigi o Milano?

«Sarebbe stato tutto diverso. Qui hai la sensazione di vivere in una città che guarda avanti. A Milano, Londra ma sopratutto Parigi sei costanteme­nte in contatto con il passato. Arte, storia, cultura sono tutte lì che ti stanno addosso. E pesano. Perché non ti senti mai all’altezza. Ogni angolo è una cartolina, bellezza pura. Tu insegui quell’ideale, ti sperimenti, ma poi ti guardi attorno e vedi che qualcuno non solo è arrivato prima di te ma ha anche fatto molto, molto meglio. Berlino non ti bombarda di bellezze, non ti spinge al confronto. Sei più rilassato».

Ma l’abito perfetto è quello che crei in libertà o in committenz­a?

«In Zegna sanno già rispondere alle esigenze di un mercato vasto, molto vasto. Quindi ho potuto tranquilla­mente inserire l’idea della contempora­neità con la mia silhouette easy che effettivam­ente ha funzionato: fluidità, ampiezza del pantalone, destruttur­azione delle giacche».

Ma è vero che il suo archivio è anche il suo guardaroba?

«Per forza, sono più di trent’anni che acquisto abiti. A 19 anni ho fatto un tirocinio da Neiman Marcus e vestivo Yamamoto. Tutti abiti che conservo ancora. Dove? Ma qui, anche se mia madre ne ha buttati via alcuni. Ho scoperto recentemen­te che ci sono degli scatoloni dove i miei nipoti pescano, uno di loro aveva addosso un blouson

Collaboraz­ione Zegna risponde alle esigenze di un mercato vasto: con loro la mia silhouette easy funziona

di Agnes B che acquistai nell’83 a una delle mie prime Première Vision ». Così lei è il modello della sua moda? «Certo ma non mon mi sono mai visto stilista perché mi vestivo bene. Ma ovunque andassi, tutti mi guardavano e si ispiravano. Così l’ho fatto anche io. Accettando­mi. Consapevol­e delle critiche di chi si chiede se sto facendo Pilati o Zegna. Ma se io dovessi fare una linea Pilati farei un’altra cosa, un mio io, non filtrato dall’heritage dell’azienda di cui ho massimo rispetto e stima. Sono passati due anni e mezzo da quando il progetto con Zegna è partito, la gente ha cominciato a metabolizz­are. Tutti cerchiamo un po’ il fenomeno, ma la verità è che un lavoro fatto bene richiede del tempo. Ora la moda è troppo accessibil­e. Ricordo che a 9 anni decisi di regalare a mia madre un portapaten­te di Gucci. Andai in boutique in via Montenapol­eone e le commesse mi scrutavano per capire se potevo stare lì! Oggi

puoi entrare anche in infradito e nessuno si interroga, sono contenti se acquisti la borsa di coccodrill­o. Un tempo c’era meno democrazia ma la creatività era più rispettata e protetta».

Disegnereb­be una collezione low-cost ?

«Inizierei dal tessuto e dal made in. Per esempio, perché non in Italia? Un low cost italiano sarebbe un ottimo prodotto e darebbe lavoro a tanta gente. Dal punto di vista creativo ci sarebbe spazio su molti punti di vista».

Da Saint Laurent decise di ri-alzare il punto vita dei pantaloni perché era disgustato dalle brutture della vita bassa. Lei quindi ha un ideale estetico preciso?

«Intanto scremerei perché c’è troppo e comunque di questi tempi manca un po’ di eleganza. Diciamo che lo sportwear nasce come comfort, che non sposa i criteri di eleganza e stile. Dunque la sneaker sotto il completo, la giacca con la tshirt o il parka con il completo vanno

mixati, ma con equilibrio. Se non azzecchi le proporzion­i almeno stai attento ai colori. Adesso vedi veramente di tutto. Credo che l’eleganza sia armonia, deve proiettare cultura, positività».

Racconta sempre che sua madre era una donna elegante: cosa direbbe ora dei suoi tatoo e delle bermuda over size?

«Con me mia madre si è aperta. Quando dissi che mi sarei fatto il braccio a fiori, rispose che ero pazzo, poi quando lo vide disse che tutto sommato mi stava bene. O quando a 15 anni arrivai a casa con i capelli bianchi, blitch, mi sbattè la porta in faccia, salvo riaprirla e dire che erano lunghi e quando li tagliai mi disse che così stavo bene, in effetti». La scadenza dei cinquant’anni. «Forse darò una festa. Ma penso che li festeggerò quando capirò cosa voglio fare: ho dato tutto me stesso alla causa della moda e ora vorrei mettere la mia disciplina al servizio di qualcosa. Non ho rimpianti però devo capire, magari anche di continuare. Non mi sono mai trattenuto nel mio lavoro, ho corso rischi e avuto tanto. Ma ho messo da parte molto che mi sarebbe piaciuto fare: l’architetto, disegnare, decorare». È per questo che appare sempre meno? «Sentirsi apprezzato è una soddisfazi­one. Un po’ come quando sei padre e torni a casa la sera e trovi i tuoi figli che ti saltano addosso. Ma se sei un maschio e gay non succederà mai, così compensi con il successo l’idea che stai facendo qualcosa che può essere abbinato al concetto di immortalit­à». Le sarebbe piaciuto avere un figlio? «A trent’anni ho sentito quel feeling. Pensavo sarebbe stato bello trasmetter­e a qualcuno qualcosa di me. E poi quale espression­e massima della creatività se non un figlio che ha magari i tuoi stessi occhi e capelli, frutto dell’amore di una compagna diventata complice della creazione? Un momento sentito, sofferto e superato. Il lavoro mi ha dato altre cose».

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1 Back stage dell’ultima sfilata Zegna Couture per l’estate prossima
2 Ancora immagini dall’ultima sfilata: con i dettagli e le nuove proporzion­i dei completi, più easy: le giacche destruttur­ate e i pantaloni morbidi
3 Stefano Pilati dopo lo...
4 1 Back stage dell’ultima sfilata Zegna Couture per l’estate prossima 2 Ancora immagini dall’ultima sfilata: con i dettagli e le nuove proporzion­i dei completi, più easy: le giacche destruttur­ate e i pantaloni morbidi 3 Stefano Pilati dopo lo...

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