Google, accuse di monopolio anche in India
Per l’Antitrust il motore di ricerca ha abusato della posizione dominante. Le indagini Usa e Ue
Il nuovo logo un po’ vintage e «pastelloso» comparso ieri sulla home page del motore di ricerca più famoso al mondo non ha portato particolare fortuna a Google: dopo tre anni di indagini l’Antitrust indiano ha concluso che la società «abusa della propria posizione dominante».
Sembra una eco di quanto sta già accadendo, da anni, in Europa, peraltro dietro richiesta di società americane. Sotto la lente in India c’è AdWords, il servizio di vendita di pubblicità online che alimenta il bilancio Google.
Di fatto la società è geograficamente accerchiata, in termini di authorities. Anche negli Usa il gruppo che ha di recente cambiato il nome in Alphabet (Google rimane il nome della società del motore di ricerca) ha dovuto affrontare in passato accuse di comportamenti scorretti («unfair») nei confronti dei propri concorrenti anche se non hanno portato a nulla.
Nella sostanza comunque tutte le accuse, negate dalla società, sembrano incrinare il mito di un algoritmo «duro e puro» che darebbe ai risultati una neutralità scientifica.
I controlli dei watchdog hanno anzi dimostrato che quando il risultato è legato a uno dei servizi della casa madre riceve un trattamento privilegiato.
Ci vuole poco per cambiare la gerarchia della conoscenza. Con la stragrande maggioranza delle ricerche che non vanno oltre la prima pagina di risultati bastano pochissimi centimetri più in alto o più in basso per alimentare il successo o determinare l’insuccesso di un servizio. Ma anche per questo è difficile dimostrarlo.
In India Google è utilizzato da circa 300 milioni di persone: una porzione del Paese che ne conta oltre 1,2 miliardi. Ma il numero rappresenta poco meno dell’intera popolazione degli Usa.
Una curiosità: dalle 714 pagine del report dell’Antitrust indiano emerge che le indagini sono partite a causa di una denuncia da parte di Bharat Matrimony, una società di matrimoni online che in India hanno un’importanza sociale ma anche economica fondamentale. Partecipare a un matrimonio indiano, per i fortunati occidentali che hanno avuto la fortuna di avere un amico che si sposa nel Paese, è un’esperienza indimenticabile.
Qualcuno avrebbe dovuto avvertire Google (che peraltro ha diversi top manager indiani).
L’Antitrust si deve ancora esprimere su una multa per la società. Ma nel frattempo Google, che ha negato ogni addebito, sta preparando la risposta da dare all’Autorità indiana.